venerdì 11 maggio 2012

La foschia del coraggio


Mi piace la foschia e quel modo irreale di trasfigurare la realtà, rendendo il tutto sospeso in un mondo senza tempo, un misto di realtà e fantasia. Invece, non mi piace per niente se devo guidare, ancora peggio se da foschia si passa a nebbia e tu attraversi la strada di montagna piena di viadotti. Oggi è stata una giornata di foschia. È maggio e sul cucuzzolo c'è foschia alle due e mezza del pomeriggio, mentre da marzo fino a Pasqua neanche l'ombra. Bah! Il primo pensiero che ho avuto mentre attraversavo la montagna è stato la possibilità di tirare dritto alla prima curva e di cadere giù, non tanto per la scarsa visibilità, che ad onor del vero oggi era piuttosto buona rispetto a gli ultimi quindici giorni di aprile, ma come scusa per uscire "elegantemente" di scena da un senso di pesantezza che mi avvolge da un  po', proprio come la foschia. Al ritorno, reimbattendomi di nuovo nella foschia, invece non ho potuto fare a meno di pensare che ci sono cose che pur detestando, ho fatto e le sto facendo, proprio come guidare nella foschia. Mi sono ritrovato ad ammettere con me stesso che forse ho un po' più di coraggio di quanto credessi di avere, che forse sì, insomma, non sono proprio un disastro totale e che nonostante tutto, anche quando avrei voglia di mollare, insisto ad inerpicarmi lungo la montagna perché in fondo, ma molto in fondo, un po' ci credo in me stesso e in quello che sento. Anche se spesso non mi sembra di aver fatto chissà quali progressi, anzi mi sembra di essere rimasto immobile, in realtà sono andato avanti. Non proprio spedito e sicuro come vorrei, ma almeno claudicante e con molte cadute ci sto provando lo stesso, e forse sto crescendo. Però, ripercorro per un attimo la giornata appena trascorsa e c'è qualcosa che mi disturba e mi fa saltar la mosca al naso. Ecco che allora mi accorgo che c'è tanto lavoro da fare su me stesso e che ho perso una buona occasione per fare un bel balzo in avanti. Mi sento un po' come un ladro colto sul fatto e che accampa le scuse più assurde. Non ho accampato scuse, ma ho taciuto e questo è anche peggio. Sì, tacere, non prendere posizione, non agire, distogliere lo sguardo da un'altra parte, fanno tutti parte della stessa medaglia che è l'indifferenza. L'indifferenza crea danni, ed io ho fatto un grosso autogol lasciandomi scivolare via quell'omofobia velata non rivolta a me, ma ad uno sconosciuto. Quell'omofobia bieca e italiota che nasce dall'ignoranza. Sono stato preso alla sprovvista e non sono intervenuto. Per carità, niente di grave. Dando il giusto peso alle parole, si potrebbe bollare il tutto tra le battute infelici e mal riuscite. Ciò non toglie il fatto che mi senta un po' un verme per non avere avuto quella prontezza di spirito a controbbattere e a far sentire miseri chi le ha fatte. Ho un dubbio. Se più che prontezza di spirito, si fosse trattato di paura? Paura di essere bollato come qualcosa di brutto, sporco, di inferiore o più semplicemente per evitare rappresaglie o grattacapi? Forse non sono ancora abbastanza forte per riuscire ad affrontare al meglio tutto questo, non ho ancora abbastanza coraggio per ribellarmi anche a questo.
Mi sa che devo ancora lavorare molto sia su questo aspetto e sia su altri aspetti, se voglio essere una persona migliore di quella che ancora non sono. Devo farne tesoro, per essere pronto alla prossima occassione, sperando che non ci sia più bisogno di difendersi.

4 commenti:

  1. Capisco perfettamente il tuo stato d'animo e credo che questo genere di "paura" l'abbiamo passato tutti.
    Sono sicuro che sei già una persona migliore, se non altro già per esserti posto questa riflessione.

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  2. ci sarà sempre bisogno di difendersi, quindi meglio che ti alleni :)

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