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mercoledì 24 aprile 2013

Mariage pour tous in Francia, in Italia solo per PD e PdL


Ieri la Francia, con 331 voti favorevoli e 225 contrari, è diventato il 14° stato nel mondo, nonché il nono stato europeo, ad estendere il matrimonio a tutti i suoi cittadini e a tutte le sue cittadine. Non solo, in Francia le coppie formate da persone dello stesso sesso potranno anche adottare, sancendo una parità di diritti che fa del 23 aprile 2013 una data storica per la società francese, un cambiamento così importante non accadeva dal 1981 anno in cui venne abolita completamente la pena di morte. "Soffierà una ventata di allegria sulla Francia", ha detto la ministra della giustizia Christiane Taubira, che si è battuta con passione per il suo testo. Una legge che per lei è "generosa" perché "lotta contro la disuguaglianza" e "protegge migliaia di bambini".

In ordine cronologico, gli stati in cui esiste il matrimonio egualitario sono: 
2001: Paesi Bassi
2003: Belgio
2005: Canada Spagna
2006: Sud Africa
2009: Norvegia e Svezia
2010: Portogallo, Islanda e Argentina
2012: Danimarca
2013: Uruguay, Nuova Zelanda e Francia

Il matrimonio egualitario è legale in nove dei cinquanta stati che formano gli Stati Uniti d'America, più la capitale Washington:
  1. Massachusetts (2004)
  2. Connecticut (2008)
  3. Iowa (2009)
  4. Vermont (2009)
  5. New Hampshire (2010)
  6. Washington D.C. (2010)
  7. New York (2011)
  8. Maine (2012)
  9. Maryland (2012)
  10. Washington (2012)
Inoltre, il matrimonio egualitario è legale in dieci stati su ventisei del Brasile, più il Distretto Federale di Brasilia, la capitale:

  1. Alagoas (2011)
  2. Sergipe (2012)
  3. Espírito Santo (2012)
  4. Bahia (2012)
  5. District fédéral (Brésil) (2012)
  6. Piauí (2012)
  7. São Paulo (2012)
  8. Ceará (2013)
  9. Paraná (2013)
  10. Mato Grosso do Sul (2013)
  11. Rio de Janeiro (2013)
Infine, il matrimonio egualitario è legale dal 2011 a Città del Messico (District fédéral) e nel solo stato di Quintana Roo, sui trentuno stati più il distretto federale che costituiscono il Messico.

Mentre scrivo, vorrei ricordare che:
  1.  il Delaware è alle ultime battute per approvare il matrimonio egualitario, diventando così il decimo stato degli USA a legalizzarlo. Non solo, nei prossimi mesi, si spera nell'abolizione del DOMA (Defense of Marriage Act), legge federale che discrimina vietando al governo federale di considerare le unioni fra persone dello stesso sesso sullo stesso piano del matrimonio ed esula così tutti gli stati della federazione dall'obbligo di riconoscere unioni fra persone dello stesso sesso registrate in altri stati;
  2. il Lussemburgo si accinge a diventare il decimo stato europeo a legalizzare il matrimonio egualitario entro il 2013, intanto è in discussione un progetto di legge per legalizzare le adozioni per le coppie dello stesso sesso, entrambe ad opera del Partito Popolare Cristiano Sociale del primo ministro Jean-Claude Juncker, a dimostrazione che i diritti non hanno colore politico. Comunque, nel granducato esiste già una legislazione che riconosce le coppie di fatto;
  3. il premier conservatore inglese David Cameron, sostiene il matrimonio egualitario e la sua legalizzazione che si prevede avvenga, in Inghilterra e Galles, entro il 2014. In Scozia esiste un disegno di legge analogo, mentre ahimè per l'Irlanda del Nord rimane un tabù e non c'è neanche l'ombra di un eventuale dibattito  in materia;
  4. in Finlandia, dal 2011 le coppie omosessuali sono equiparate nei diritti e doveri alle coppie etero, ma sono in discussione due progetti di legge riguardanti uno l'approvazione del matrimonio egualitario, l'altro un ampliamento delle adozioni omoparentali in quanto attualmente è possibile solo adottare i figli del partner;
  5. Dibattiti sull'introduzione del matrimonio egualitario, che già riconoscono le unioni civili anche fra le persone dello stesso sesso, sono in atto in: Germania, Repubblica Ceca, Svizzera, Irlanda e Colombia.
  6. Israele, Aruba e Antille Olandesi non hanno legalizzato il matrimonio egualitario, ma prevedono il riconoscimento di quelli contratti all'estero.
  7. Michelle Bachelet, già presidente del Cile dal 2006 al 2010,  ha fra i suoi cavalli di battaglia, per le prossime elezioni presidenziali in Cile, proprio l'approvazione del matrimonio egualitario.
  8. Dibattiti parlamentari e/o sociali su proposte di legge in merito e sulle unioni civili sono in atto a: Taiwan, VietnamAustraliaSlovenia, Andorra, Liechtenstein, Ecuador, Albania, AustriaGibilterra e Croazia.
Passi indietro invece per: Ungheria, grazie soprattutto a venti nazionalistici che hanno portato a cambiare in peggio la propria costituzione; Nepal, grazie alla grave crisi politica c'è una forte recrudescenza omofoba che sta facendo fare molti passi indietro a uno di quei paesi asiatici considerati più gay friendly del continente; Burkina Faso e Repubblica Democratica del Congo che hanno messo nero su bianco il no ai matrimoni egualitari nelle proprie costituzioni; strali in tal senso arrivano dalle isole Figi, dalle isole Samoa ed Estonia.

E in Italia a che punto stiamo? Il dibattito per il rinnovamento cavalca l'onda quotidiana investendo tutti i settori della società. Proprio per questo motivo, si è deciso di rieleggere un giovanotto che il prossimo 29 giugno compirà la bellezza di 88 anni e dovrebbe stare in carica per altri sette che parla del vuoto cosmico e che non gliene frega una mazza dei diritti civili. Inoltre, si è deciso di creare un matrimonio di larghe intese tra il Popolo della Libertà e il Partito Democratico morente e sempre più alieno dall'umore dei suoi elettori. Le priorità in Italia sono sempre altre, il matrimonio egualitario non è tra quelle e dal discorso del futuro presidente del consiglio Enrico Letta, un passato da democristiano approdato alla sinistra passando per i popolari con simpatie cielline e sempre pronto ad inciuciare col nemico (ve lo ricordate il pizzino che scrisse a Monti per entrare nel suo governo tecnico?), la crisi economica va in secondo piano subito dopo alle riforme istituzionali come la riduzione dei parlamentari e paradossalmente non si accenna a cambiare l'orrida legge elettorale che di fatto ha reso il paese ingovernabile, che da ignorante avrei messo al primo posto. Ovvio che non riconosco né Giorgio Napolitano e né Enrico Letta, rispettivamente come mio presidente della repubblica e presidente del consiglio, oltre a ritenerli incapaci, non sono persone integerrime e laiche, anzi le ritengo molto protettive nei confronti delle varie lobby siano esse politiche e religiose.
Il perché sia contrario ad Enrico Letta, basta leggere quest'articolo di Alessandro Gilioli e Luca Sappino, che spiega perché sia stato scelto proprio lui per formare un governo di larghe intese voluto solo dalla maggioranza della vecchia classe politica e non di certo dagli italiani; se non vi bastasse vi rimando a quest'intervista di Gay.it , con l'accortezza di non vomitare sulla tastiera del vostro pc perché la lettura è a vostro rischio e pericolo. Altre sue "belle" esternazioni le trovate cliccando qui, roba per stomaci forti. 
Se volevate sapere perché alla fine non è stato eletto presidente della repubblica Stefano Rodotà, basta vedere questa foto:

Era in piazza Farnese a Roma con Sergio Lo Giudice (sua la foto pubblicata quassù), a festeggiare per l'approvazione del matrimonio egualitario in Francia. Certo non sarà stato il fattore scatenante per la sua mancata elezione, ma una delle tante concause sì. Se ci penso che l'avremmo potuto avere come nostro rappresentante e invece ci siamo beccati quella mummia di Napisan, mi vien da piangere, soprattutto dopo le sue parole ambigue in cui si auspicava quasi un bavaglio all'informazione per allinearle alle loro esigenze (Anche i media cooperino).
In questi giorni sto accarezzando l'idea di emigrare in Francia, in caso non riuscissi a trovare lavoro lì, forse non sarebbe poi tanto malvagia l'idea di arruolarmi nella legione straniera francese, così almeno finito il servizio riuscirei ad avere la cittadinanza francese. Qui, in Italia, rischio di diventare vecchio e decrepito e di non vedere attuata nessuna garanzia. Che tristezza! Vi lascio con il messaggio dell'Arcigay sullo storico voto francese di ieri: 
Oggi la Francia è il 14° paese al mondo ad aver istituito il matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione per le coppie omosessuali.
Il “sì” francese, che stabilisce che gli affetti di gay e lesbiche hanno lo stesso valore di quelli eterosessuali e rivoluziona profondamente l’istituto del matrimonio, è la vittoria di chi crede che una società migliore è possibile. Il matrimonio fra persone dello stesso sesso è il trionfo della giustizia sociale e di coloro che si riconoscono nella democrazia, nella tolleranza e nell’uguaglianza.
Ora tocca all’Italia offrire alle persone gay e lesbiche, che sono i nostri vicini, i nostri colleghi, i nostri amici e familiari quei diritti umani che da anni sono loro tenacemente negati. La classe politica italiana, ha il dovere civile e morale, ammesso che un barlume di morale ce l’abbia, di dare delle risposte a tutte quelle persone, e parliamo di milioni, che per anni sono state umiliate, offese, denigrate, escluse dai diritti, e la cui libertà è stata ferocemente repressa.
Più voci si sono levate per sostenere che il provvedimento non è una priorità. Altri hanno sostenuto che il matrimonio gay sarebbe una minaccia per la famiglia e per la società, ma queste sono argomentazioni palesemente inconsistenti. Al contrario, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è urgente al pari di ogni provvedimento che cancella l’ingiustizia, tanto che è in discussione in decine di paesi. Il matrimonio fra due uomini o due donne non è un pericolo per nessuno, anzi, dati alla mano, la sua approvazione valorizza il matrimonio di tutti.
La Corte Costituzionale italiana ha stabilito con una sentenza che si può e si deve fare. Il suo presidente, Franco Gallo, nei giorni scorsi, ha sollecitato il Parlamento in questo senso. L’uguaglianza non può, e non deve, attendere. Tanti, troppi, figli di questo Paese sono costretti ad andare all’estero per ottenere, almeno simbolicamente, quello che è loro rifiutato in patria. Consideriamo questi viaggi l’emblema del tradimento di questo paese verso migliaia di propri cittadini e cittadine, un esilio dei diritti che deve finire al più presto.
Flavio Romani, presidente Arcigay
Che dire se non: Vive la France!

Ps: in caso di imprecisioni, aggiunte o altro, scrivetemelo nei commenti e provvederò ad integrare e/o a correggere il post.

martedì 19 marzo 2013

Piccole considerazioni sulla Festa del Papà


In questi ultimi giorni ha sollevato un vespaio di polemiche la saggia decisione delle maestre di un asilo nido romano che, dopo aver consultato una psicologa, hanno deciso di "abolire" la festa del papà per "sostituirla" con la festa della famiglia, per venire incontro ad un bambino figlio di una coppia lesbica. Ho apprezzato molto quest'apertura mentale delle maestre perché in questo modo si viene incontro ai mutamenti della società, seminando semi di tolleranza e di educazione alla diversità. 
Alle elementari c'era una mia compagna di classe, Francesca, che odiava questa festa e diventava nervosa e astiosa ogni 19 marzo perché era orfana di padre. Le suore (negli ultimi due anni la maestra) ci facevano fare dei lavoretti per questa ricorrenza, siccome lei era l'unica senza il papà, il suo lavoretto veniva rigirato al nonno e lei ci soffriva tantissimo, si nascondeva dietro i suoi occhialoni grandi e spessi e metteva su il broncio. I lavoretti e l'immancabile poesia erano piccole torture, se ci fosse stato un maggior giudizio, si poteva evitare di farla sentire così diversa. 
Ricordo che alle scuole medie, tre miei compagni di classe erano figli di genitori separati, oggi probabilmente nessuno ci farebbe caso ma allora (e non è che sia passato chissà quanto tempo) venivano visti e trattati come dei paria, erano quasi marcati a fuoco e con loro si utilizzava sempre con quel tono di voce pietoso-scandalizzato che intrinsecamente sottintendeva un poverini, sono proprio sfortunati! Provengono da brutte famiglie. Stronzate colossali! Semplicemente non si amavano più e, come è giusto che sia, si erano separati. Niente di losco o di torbido che giustificasse quell'orrido tono di voce. Anche per loro il 19 marzo era una sofferenza, anche se un po' meno pesante perché alle medie grazie al cielo ci risparmiano dal creare lavoretti per la festa del papà e le poesie da imparare a memoria di nascosto per poi recitarla puntualmente il giorno della festa.
Ecco, secondo me, la scuola italiana ha bisogno di maestre di questo tipo, aperte e pronte a mettersi in discussione e capaci di insegnare dei valori ai bambini, continuando il lavoro di educazione che già si svolge all'interno della famiglia (o che comunque si dovrebbe svolgere). 
Per chi non l'avesse letto, consiglio la lettura di quest'articolo di Repubblica (clicca qui) di Michela Marzano.

Tralasciando il lato commerciale della festa e il fatto che non bisognerebbe ricordarsi dei propri cari solo in quella festa ad hoc, oggi, riflettevo sul fatto che anche questa festa del papà è una ricorrenza che non festeggerò mai. Tralasciando il fatto che in Italia non esiste una legislazione ad hoc che tuteli le famiglie arcobaleno, così come non c'è la possibilità di adottare sia per i single che per le coppie formate da persone dello stesso sesso, anche se mi piacerebbe tanto avere un figlio ed essere padre non lo sarò mai e mi fa male. Mi fa male perché sprecherò il tanto amore che ho da dare, mi fa male perché è un altro sogno che scoppia come una bolla di sapone, mi fa male perché non avrò mai una mia famiglia.
Me ne farò una ragione, così come me la sto facendo per il fatto che rimarrò probabilmente solo. Anzi, guardando l'altra faccia della medaglia, visto la mia situazione grigia e che nel mio immediato futuro si oscilla da un grigio chiaro ad un nero pece, forse è un bene perché non di solo amore si vive. Tolto tanto Amore, cosa potrei offrire ad un figlio adesso? Niente! Sono solo un cazzo di disoccupato senza arte e né parte, con nemmeno tutte le rotelle al posto giusto (No, perché se c'è qualcuno che ritiene normale il sottoscritto che si considera un principe uscito dalle fiabe alla ricerca del suo vissero felici e contenti...). E fa male, oltre ad essere umiliante: sono un completo disastro.

Su facebook, oggi, una persona stupenda mi ha fatto, a sua insaputa, un bel regalo: mi ha fatto gli auguri per la festa del papà e mi ha inserito nella sua famiglia ideale. È un'inezia però mi ha fatto sentire meglio. Grazie di cuore!

E allora anche se questa giornata volge al termine, mi unisco al coro sincero degli Auguri a tutti i papà che lo sono già, a quelli che lo saranno, a quelli come me che non lo saranno mai, per scelta o come nel mio caso per imposizione esterna, a quelli che sono con noi tutti i giorni e a quelli che non ci sono più ma che vivono per sempre nei nostri cuori.


lunedì 8 ottobre 2012

Cara Lucianina l'hai proprio fatta fuori dal vasino.


Cara Lucianina,
ti apprezzo e ti stimo sia come persona e sia come professionista. Sei sempre attenta e impegnata nel sociale, sempre pronta a difendere le ingiustizie, proprio per questo quando ho letto il tuo intervento su La Stampa del 5 ottobre 2012, sono giustamente sobbalzato dalla sedia rimanendo poi basito. So della tua vena ironica tagliente, ma non posso fare a meno di farti notare che nella parte finale del tuo intervento hai scritto due colossali, passami il francesismo, minchiate. Ora proverò a spiegarti il perché ritengo che l'hai fatta un po' fuori dal vasino.
Minchiata numero 1
[...] E poi lascia stare, Nico, con ’st’idea del matrimonio, lascia perdere… te lo dico io che non mi sono mai sposata ed è l’unica cosa furba che ho fatto nella vita [...]
Questo è un punto cruciale che mi rende diverso da te, perché tu insieme al tuo compagno hai potuto scegliere tra sposarti, vedendo così riconosciuto tutta una serie di diritti, e non sposarti, rinunciando appunto ad avere questi diritti. Io, in quanto omosessuale, non posso scegliere. Mi viene rinnegato un mio diritto, solo perché ho la "colpa" di amare una persona del mio stesso sesso. Quello che rivendico, qui e altrove, è il mio diritto e del mio compagno (futuro in quanto sono attualmente single) a scegliere se sposarci o meno. Insomma perché tu hai potuto scegliere ed io no? Eppure sono un cittadino italiano come te, né più e né meno, ma vengo penalizzato per una "codina"! Non è assurdo? Se amassi MariA potrei scegliere se sposarmi o meno, con tutti i diritti e doveri connessi e annessi, mentre invece se amassi MariO questo diritto di scelta mi verrebbe negato all'istante. So che la tua era una battuta che non celava dietro di sé alcuna forma di omofobia, ma leggerla mi ha fatto lo stesso un gran male. Anch'io penso che in Italia, accanto al matrimonio per gli eterosessuali, è necessario riconoscere i matrimoni per le persone dello stesso sesso,  non solo, occorrerebbe anche tutelare quelle coppie eterosessuali ed omosessuali che preferiscono convivere, ovvero le cosiddette unioni di fatto. Non ricordo bene chi lo disse, ma mi ritrovo molto nelle parole di un militante omosessuale che affermò che non si batteva per i matrimoni gay, ma per il  suo diritto di poter divorziare. Sono parole semplici che racchiudono una grande verità. Ecco, io mi batto per il mio diritto di scegliere, che non mi deve essere né imposto e né negato dallo Stato Italiano, solo perché amo un uomo come me. Proprio per questo motivo, introduco la tua Minchiata numero 2:
[...] Ti lamenti perché dici che non vuoi stare in un acronimo, non vuoi né Dico, né pacs… vuoi sposarti… Su questo non sono d’accordo con te Ventolin... Io vorrei vedere riconosciuti i diritti di tutti. Gay ed etero. Con qualsiasi nome. Chemmenefrega. Eventualmente… Se li chiamassimo i Niki ti andrebbe bene? 
Non sono d'accordo su quanto affermi, perché anche il nome ha la sua importanza e per quanto ad esempio Shakespeare faccia pronunciare a Giulietta questa frase romantica: Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. Be' anche lui, si sbagliava perché anche i nomi hanno importanza. Riflettici su, perché non dovrei usare la parola matrimonio per indicare il mio legame con MariO, mentre se invece scegliessi MariA potrei farlo? Non è una forma di discriminazione bella e buona? Non è uno sminuire i miei sentimenti solo perché sono rivolti ad una persona del mio stesso sesso? 

Non capisco quale sia il problema e perché spaventa così tanto l'associare il mio nome FrancescO, quello di MariO e la parola Matrimonio, mentre basta ancora una volta una "codina" ed ecco che con MariA sparisce ogni obiezione. In fondo, sia io e tutti i gay italiani e stranieri non abbiamo alcuna intenzione di sposare degli eterosessuali, quindi state tranquilli.

Un'ultima cosa e giuro che mi levo fuori dalle balle, anche se citi il fatto che Dio creò tutto nell'arco di una settimana, invitando quindi a fare le cose con calma, ti faccio presente che in Italia sono passati venti anni, e sottolineo venti, dalla celebrazione simbolica del primo matrimonio fra persone dello stesso sesso. Successe il 27 giugno 1992, a Milano, il consigliere comunale Paolo Hutter unì in matrimonio Ivan Dragoni e Gianni Delle Foglie. Oggi, né Ivan e né Gianni ci sono più; sono passati vent'anni, mica sette giorni, e ancora non è cambiato nulla. Loro non hanno potuto vedere riconosciuto dallo Stato Italiano il loro sogno d'Amore, ora mi spieghi per quale motivo io e il mio MariO dovremmo subire la loro stessa ingiustizia, solo per andare piano? No, Lucianina, IO NON CI STO. E tutto per la sventura di una "codina", perché se fosse MariA non starei a scriverti queste righe. Ecco, io e il mio MariO, non vogliamo aggiungere i nostri nomi a quelli di altri Ivan e altri Gianni solo perché siamo gay e siamo "colpevoli" di amare delle persone del nostro stesso sesso. 

Sono sicuro che capirai le mie annotazioni.
Francesco (alias Principe Kamar)

martedì 3 aprile 2012

Le baiser de la lune


Le baiser de la lune è un cortometraggio d'animazione francese, del 2010, di Sébastien Watel, musica di della durata di 26 minuti, che dopo una lunga e aspra campagna, durata due anni, finalmente sarà proiettato nelle scuole elementari per far comprendere ai più piccoli che esistono anche le storie d'amore omosessuali e che funzionano tali e quali a quelle eterosessuali, perché l'amore non ha sesso. 
Questo cortometraggio romantico, delicato, toccante (mi ha fatto venire gli occhi lucidi) ed istruttivo allo stesso tempo narra la storia della vecchia gatta Agathe che vive isolata in un castello incantato, convinta che ci si può amare solo come "i principi e le principesse". Prende sotto la sua ala protettiva il pesciolino Félix a cui racconta storie d'amore tra principi e principesse, fin quando non decide di trovare una principessa al piccolo Félix che è così timido. La vecchia Agathe non ha però fatto i conti con l'Amore e Félix si innamora, ricambiato, di un altro pesciolino Léon. All'inizio la gatta non comprende questo Grande Amore che ritiene folle tanto quanto l'Amore "impossibile" che la Luna nutre per il Sole. Alla fine Agathe capirà che non esistono solo le storie d'amore tra principi e principesse, ma anche che due pesciolini maschi possono amarsi e sposarsi, quindi abbandonerà il suo castello di illusioni e si darà la possibilità di un incontro...

Ecco il trailer:


Ed ecco un altro spezzone, ci mette un po' a visualizzarsi:



Agathe: La Lune est folle d'être tombée amoureuse du Soleil!

La Luna è folle ad essersi innamorata del Sole!

Félix:  Il m'a fait briller comme un Soleil.

Mi ha fatto brillare come un Sole.

C'è qualcosa di più romantico di questa frase di Félix in cui parla di Léon, sembra proprio scritta da me per il mio piccolino, il mio piccolo Raggio di Sole che mi manca da morire e che spero un giorno, non troppo lontano, di sposare così come fa Félix col suo bel Léon. Buona visione!

venerdì 27 gennaio 2012

Per non dimenticare: 27 gennaio Giornata della Memoria

 

All'articolo 1 della legge n. 211 del 20 luglio 2000: 
«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati».
Nei campi di concentramento non finirono solo gli Ebrei, ma anche omosessuali, oppositori politici, Rom, Sinti, zingari, testimoni di Geova, pentecostali, malati di mente, portatori di handicap, prigionieri di guerra e tutte le persone che vivevano ai margini della società. 
L'anno scorso mi limitai a segnalare la lettura del libro di Heinz Heger Die Männer mit dem rosa Winkel, in italiano Gli uomini con il triangolo rosa, edito dalla casa editrice Sonda nel 1991, che si occupa della persecuzione degli omosessuali durante il nazismo. L'ho letto un paio di volte e ogni volta è un pugno allo stomaco poiché non c'è mai fine all'orrore di dove possa arrivare la perversione umana nell'organizzare deportazioni e stermini di massa. Per farvi un'idea vi rimando qui (per leggerlo basta cliccare su Estratto > Vedi) e qui (NB: la citazione del brano è all'interno dell'articolo).
Quest'anno, invece, posto come video di apertura un documentario sull'omocausto del 2000 dal titolo Paragraph 175, diretto da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, e raccontato da Rupert Everett. Tale documentario raccoglie la testimonianza di diversi uomini e donne che furono arrestati dai nazisti per omosessualità in base al paragrafo 175, la legge contro la sodomia del codice penale tedesco, risalente nella prima stesura al 1871, in seguito fu inasprito dai nazisti e occorrerà arrivare al 1994 per ottenerne la completa abolizione, praticamente meno di vent'anni fa!
Per non dimenticare l'orrore affinché non si ripeta un'altra volta.

giovedì 5 gennaio 2012

Ma se forse la Rai si ricordasse di fornire un servizio pubblico...

Apro il mio browser di fiducia e incomincio ad informarmi navigando sul web, finché mi imbatto in questa notizia fresca fresca de Il Giornale di Vicenza: 


Al di là del fatto che l'articolo è scritto con i piedi e che l'orientamento sessuale non è un vestito e non si sceglie, non posso non imbestialirmi ed indignarmi per questa brutta storia, ma ho un pensiero fisso:

Se la Rai, la televisione pubblica italiana, si ricordasse di fornire un Servizio Pubblico degno di tale nome, forse questo ragazzo di soli vent'anni non avrebbe provato a suicidarsi.

Perché penso questo? È semplice, per la Rai i gay e il mondo lgbt non esistono e se anche esistessero non è cosa buona e giusta parlarne. Quando si ricorda di farlo, lo fa molto male e per cliché, gettando dunque benzina sul fuoco su un clima come quello italiano già di per sé, grazie anche all'onnipresente Vaticano, omofobo o quanto meno poco gay friendly. 
Ad esempio, martedì scorso la Rai ha perso un'altra occasione di porre rimedio alle proprie mancanze. Su Rai2 è andato in onda lo speciale dedicato a Tiziano Ferro, noto cantante che nel 2010 ha fatto coming out, dichiarando la propria omosessualità e scrivendoci anche un libro intitolato Trent'anni e una chiaccherata con papà. Ebbene, così come hanno evidenziato lo staff di Voglio sposare Tiziano Ferro nell'omonimo articolo: Tiziano Ferro non riesce a dire gay su Rai Due. Non so se ciò sia dipeso da una scelta del cantante, ma visto il precedente diktat della rai sul non pronunciare la parola preservativo il 1° dicembre scorso, giornata mondiale contro la lotta all'Aids, non mi meraviglierei se ne esistesse uno anche sulla parola gay e quindi fosse dipeso dai vertici rai.
Secondo me quella parolina detta in tv di fronte a milioni di spettatori avrebbe potuto fare la differenza. Innanzitutto avrebbe mostrato che l'essere omosessuale non significa essere malato e che non c'è nulla di cui vergognarsi di essere quello che si è, oltre al fatto che dirlo pubblicamente con semplicità e naturalezza dà la giusta connotazione di normalità insita nell'omosessualità, perché essere gay invece che etero è come avere gli occhi azzurri piuttosto che verdi, essere moro piuttosto che biondo, con buona pace degli omofobi e dei giornalisti caproni che si ostinano a parlare di devianze e di scelte perché giustamente loro scelgono se essere alti un metro e una vigorsol o essere alti tre metri come i Watussi.

Secondo me un'altra occasione che la Rai topperà alla grande, sarà con Ballando con le Stelle dove tra i partecipanti c'è il giornalista rai Stefano Campagna, gay dichiarato, che ahimè ballerà con una donna. Magari sarebbe stata la volta buona che in Italia ci fosse stata una coppia di ballerini formata da due uomini, così come avvenne in Israele nel 2010 dove la star televisiva Gili Shem Tov, lesbica dichiarata, ha ballato in coppia con una donna (Fonte: Queerblog). In Germania, lo scorso marzo in una puntata l'attore e presentatore omosessuale Adolf Haider ha ballato con un ballerino, sempre a ballando con le stelle in versione tedesca.
A chi pensa che nel ballo in coppia ci debba per forza essere sempre un cavaliere e una dama, ricordo che la danza non fa distinzione di sesso e che ad esempio esistono già i campionati mondiali di tango  queer in cui entrambi i partecipanti sono dello stesso sesso.

So che la Rai non può rendere l'Italia gay friendly, ma di certo può rendere, nel suo piccolo, l'Italia un paese migliore, educando in maniera corretta i cittadini in tre modi: 
  1. informandoli in maniera corretta ed equilibrata,
  2. dando loro gli strumenti giusti per mantenere attivo il pensiero critico in ognuno di noi,
  3. alimentare la giusta curiosità nel cercare di capire mondi che possono essere lontani dal proprio quotidiano, ma che in realtà sono molto più vicini di quanto si pensi.

domenica 13 novembre 2011

Professor Godoy


Tempo fa avevo visto questo cortometraggio brasiliano del 2009 che vinse ben 4 premi al 17° Festival Mix Brasil. Oggi lo ripropongo, in seguito ad una piacevole chiaccherata, con i sottotitoli in italiano. Questo cortometraggio di 13 minuti, parla di un amore anticonvenzionale tra lo studente Felipe e il suo maturo insegnante di matematica, il professor Godoy. Felipe è bello, giovane, ha dalla sua quella sfrontatezza-sicurezza che in un certo qual senso mi ha ricordato Chéri di Colette. Il professor Godoy invece è tutto l'opposto: calvo, brutto, imprigionato nella sua routine, anziano. Può nascere una storia d'amore tra queste due persone così distanti?
Perché per andare avanti dobbiamo sempre lasciarci qualcosa alle spalle.
Sia essa la paura, il dolore, la fine, un problema, una parte di sé, un sogno, un ostacolo o semplicemente quello che vi pare.

sabato 24 settembre 2011

La "temutissima" listaouting ovvero la stupidità in salsa lgbt


Ieri, poco prima delle 10, gli occhi dell'intera comunità lgbt italiana e non solo sono stati puntati su una fantomatica prima lista di dieci nomi di politici italiani dichiaratamente omofobi ma segretamente gay. Pur non amando la pratica dell'outing, ossia il dichiarare pubblicamente la sessualità di una persona senza il suo permesso, pensavo (e penso) che smascherare l'ipocrisia di quei politici italiani, clero, personaggi pubblici, ecc. che pur essendo gay sono omofobi e combattono contro i diritti dei gay, fosse un'azione dolorosissima ma necessaria. Necessaria per dare una scossa a questo paese che ogni giorno che passa è sempre più alla deriva. Invece, la tanto temutissima lista outing si è sciolta come neve al sole grazie alla sua inconsistenza e mancanza di serietà visto che non riporta prove tangibili di ciò che si afferma. La "listaouting" così com'è stata pubblicata risulta inutile perché senza prove è solo un mero elenco, talmente sterile da non provocare alcun cambiamento nel panorama politico italiano, suvvia chi volete che presti così attenzione e proceda sul serio per vie legali?
Inoltre, mostra l'incapacità del movimento lgbt di attuare una politica comune e seria per il riconoscimento dei propri diritti civili, mostrando la comunità spaccata, divisa, poco credibile nelle proprie battaglie, una sorta di armata Brancaleone allo sbaraglio.
Senza parlare del fatto che è un terribile autogol culturale e mediatico che nuoce anche all’immagine della rete come veicolo di trasparenza [ilNichilista]. Sì, questa mossa è stato un vero e proprio suicidio che lede sia la giusta causa lgbt che i principi su cui si fonda il web 2.0 [Piovono Rane]. Si è cercato di imitare maldestramente quanto ha fatto WikiLeaks di Julian Assange e ci si è messi allo stesso livello (basso per non dire sotto terra) di pseudo-giornali come ad esempio Libero.
Se fosse stata un'operazione seria, sarebbe bastato accompagnare la lista dalle prove, riportando, inoltre, tutte le dichiarazioni omofobe dei diretti interessati al fine di evidenziare le incongruenze e le ipocrisie dei loro comportamenti che danneggiano i diritti dei cittadini omosessuali.
A mio modesto parere, questa farsa è da ricondursi a guerre fraticide tra associazioni gay volte a ricevere un maggiore consenso rispetto alle altre e non a una reale motivazione di una battaglia per i diritti civili del mondo lgbt.

venerdì 23 settembre 2011

Si avvisano i gentili lettori...


Come da titolo, si avvisano i gentili lettori che oggi a causa del poco tempo a mia disposizione il post odierno non ci sarà, né una canzone che in genere rispecchia la mia giornata o un mio stato d'animo (e bene sì, le canzoni che metto hanno un filo logico tutto mio). Spero di riuscirlo a finire di scrivere questa notte causa insonnia che mi tormenta o domani. Comunque per rimanere in tema sulla scottante (ma de che?) lista outing dei dieci politici italiani omofobi, ecco un bel video musicale di Colton Ford (sempre b(u)ono e bravo. Colton I love you so much! Così magari RdS si ingelosisce un po' e si decide di venire a prendere tutto il resto, visto che il mio corazon già ce l'ha. Seeeeeeee credici che si ingelosisca!).
In questo video, il bravissimo Colton canta No One di Alicia Keys. Il video è ambientato in un bagno pubblico ed è dedicato al politico americano omofobo e gay Larry Craig arrestato e condannato per atti osceni in un bagno pubblico mentre cercava di trattare per una prestazione sessuale con un poliziotto travestito da prostituto. Da quello che ho capito, prima si è dichiarato colpevole poi ha tentato di ritirare la sua colpevolezza dicendo che era stato frainteso perché si era chinato a raccogliere un pezzo di carta che gli era caduto a terra (ma una volta non era la saponetta?). La sua storia è stata raccontata nel documentario Outrage del 2009 e dal Newsweek del 7 giugno 2010, insieme a tante altre storie simili.
Colton sei troppo avanti! Con questo video e la dedica finale hai conquistato un sacco di punti ai miei occhi, attento RdS! :-p