domenica 25 marzo 2012

Un anno fa


Sono combattuto da ieri, giorno della ricorrenza, nello scrivere o meno questo post; ma siccome mi preme le tempie e batte forte come un martello pneumatico, mi sono deciso a metterlo nero su bianco sul blog, sperando di trovare un po' di pace. Mi piacerebbe scrivere che tutto procede alla grande e secondo i miei piani, ma a quanto pare come stratega lascio al quanto desiderare e come pianificatore sono ancora peggio. Mi accorgo che sempre più spesso mi ripeto e che ci sono pensieri, sentimenti, riflessioni e azioni che continuano indisturbate ad essere sempre le stesse, portandomi a pensare che o sono troppo prevedibile o invece nulla è cambiato in questo lasso di tempo e volendo potrei limitarmi ad un banale copia&incolla di pensieri, sentimenti, riflessioni, azioni che sono rimaste immutate nel tempo. 
Non so se tutto ciò sia un bene o un male, ma al momento propendo per il male perché sta a significare che, nonostante tutti i miei sforzi, mi sono limitato ad essere uno spettatore piuttosto che l'attore di questa pièce chiamata Vita. Mi sento fagocitato dal silenzio e rivivere le stesse cose, con la stessa intensità rimasta inalterata dal tempo, mi fa sentire sbagliato. Proprio il fatto che mi senta sbagliato, mi porta ad erigere muri di difesa e tante altre cose, tra cui disertare questo blog perché che senso ha scrivere qui, cercare di analizzare quello che provo, quello che faccio, per tentare di capirmi un po' di più, quando poi invece rimango impantanato sempre nelle medesime cose e faccio sempre gli stessi pensieri? Poi mi scoccia pure passare per uno che si taglia le vene ogni tre per due, per uno che sta sempre male e si lamenta, per un mutrugnone, uno che sta sempre attaccato alla canna del gas in cerca di attenzioni perché non è così, sono anche capace di sorridere e di prendermi poco sul serio. Certo ultimamente ho ben poco per cui sorridere e diventa sempre più difficile sdrammatizzare, ma si prova a farlo sempre. So che alcuni amici, leggendo ciò scuoteranno la testa in segno di disapprovazione mista a rassegnazione, ma ahimè sono fatto così e probabilmente sono fatto male. In un certo qual senso ho smesso di fare aggiornamenti perché trovo umiliante dover ribadire che a distanza di un anno e un giorno dalla mia laurea sono:
  1. ancora disoccupato, sto sempre lì sulla soglia di mollare tutto e smettere di cercare;
  2. vivo ancora con i miei, perché cazzoni che state al governo e in parlamento se non lavoro come cazzo me ne vado via di casa, visto che non posso permettermi di pagarmi l'affitto? Me lo pagate voi?
  3. ancora single col cuore impegnato in un amore folle e (non!?) ricambiato (boh!?), vedi motivi 1 e 2 per intuire in parte alcune difficoltà oggettive che mi impediscono al momento di candidarmi seriamente a suo compagno di vita e di provarci per vedere se funziona o meno, l'altra difficoltà oggettiva è che abito in Culonia. Poi ad essere proprio onesti ci sono altre difficoltà, ma risolte quelle, le altre sono quisquilie. Poi non depone a mio favore pure il fatto che RdS preso (giustamente) dai suoi casini (e giuro che son tanti!), mi "eviti" come la peste e non ho sue notizie dirette dal 9 febbraio. E sto sempre lì col numero di telefono della Sciarelli per chiederle di lanciare un appello a Chi l'ha visto? e in alternativa a scandagliare il web alla ricerca di un suo segno di vita e ad autoconvincermi ripetendomi che sta bene, non ha problemi ed è felice. So che è colpa mia perché non dovevo innamorarmi di un amico e che quindi non dovevo innamorarmi di lui, anche perché oggettivamente un figo come lui non può stare con uno sfigato come me che non ha nulla da offrirgli al di fuori del suo Amore, ma è successo e non posso mica smetterlo di amarlo dall'oggi al domani. Sì, biasimatemi pure; ma quando sarete innamorati e nelle mie stesse condizioni riparliamone, ecco.
A distanza di un  anno e un giorno, mi ritrovo a pensare che è tutto dannatamente uguale ad un anno fa: delusioni e speranze infrante comprese. A furia di sguazzare in tutto quello che non va, mi sto assuefando al peggio e non è una cosa bella né da dire e né da pensare. Ci sono le delusioni dietro l'angolo che ti aspettano al varco con le speranze infrante. Dopo un anno, le mie son sempre là a far comunella. Tutto ciò non mi piace per niente, così come non mi piace per niente il silenzio che mi divora e mi annienta.


Le cose non vanno mai come credi.
Un'altra notte ti svegli e ti chiedi:
se hai sbagliato per quella promessa,
se hai mentito per una carezza.
Per questo viaggio ci vuole coraggio,
per questo amore pieghiamo il destino,
ti resto accanto su questo cammino
però ti prego tu dammi la mano.
[...]
Le cose non vanno mai come credi:
il cuore è pieno di lacrime rotte,
il tempo è ladro di cose mai dette
e so che indietro mai più si ritorna,
eppure ancora ti resto vicino,
stanotte resta su questo cuscino.
 [...] 

Giorgia (Marzo - Album: Greatest Hits - Le cose non vanno mai come credi - Anno: 2002)

lunedì 12 marzo 2012

E faccio a pugni con me stesso


Estranha forma de vida cantava Amália Rodrigues, l'indimenticabile regina del fado portoghese, sì, proprio Che strana forma di vita è la mia vita. Non è un periodo semplice, né tanto meno facile e questo mio stare lontano dal blog e chiudermi a riccio è una forma di difesa. Ma come si fa a difendersi da sé stessi? Me lo sono chiesto un sacco di volte, senza mai trovare una risposta adeguata, se non continuare a fare a pugni con me stesso. Faccio a pugni con me stesso, perché sto sempre lì a cercare di capirmi, a trovare un equilibrio perso da tempo. Penso che ci sia qualcosa di sbagliato in me, altrimenti non mi spiego questa faglia che mi divide in due: da un lato c'è l'irrazionalità, l'istinto, i sogni e le regole che esistono per essere infrante. Dall'altro lato c'è l'opposto: la razionalità, la realtà, la concretezza e le regole che esistono per essere rispettate. Da un lato c'è il cuore, dall'altro la ragione. Da un lato c'è un ribelle che scalpita, selvatico, indipendente, un fuoco che arde; dall'altro c'è un tranquillo ligio al dovere, addomesticato e dipendente, un mare piatto. Da un lato c'è il come vorrei che fosse la mia vita, dall'altro c'è invece come è in realtà la mia vita. Entrambi cozzano tra di loro e fanno a pugni. Non capisco. Non capisco e peggio ancora mi perdo tra il vorrei e il voglio. Eppure tutto dipende da me: sono io che ho creato e creo la direzione della mia vita, anche adesso che non mi sembra più la mia. Non capisco tutto questo caos e questa incertezza che mi assale. Non capisco tutte queste paturnie intermittenti che vanno e vengono e poi alla fin fine son sempre lì. Non capisco cosa mi frena e mi inibisce dal fare tutto ciò che voglio fino in fondo, non capisco da dove sbuchi quella vocina che mi dice frena, devi aver pazienza! ogni volta, ogni santissima volta. Forse penso troppo o magari penso troppo poco. Non lo so, probabilmente sono matto. Sono stanco di aspettare che tutto si aggiusti da solo, dopo che io sono arrivato al limite delle mie capacità e non dipende più tutto da me. C'è sempre quel tarlo che rode insinuando che forse quel limite non è stato ancora raggiunto che posso andare oltre, ma oltre dove? Continuo a non vedere risultati e a me sembra che il mondo e l'universo continuino a muoversi ma senza di me, che rimango immobile, ancorato al suolo, mentre mi affanno per cercare di muovermi con il resto del mondo. Ho sempre l'impressione che mi stia perdendo qualcosa, di essere incompleto, di essere in ritardo. Forse dovrei essere solo più sincero con me stesso e smettere di fare a pugni con me stesso.


Foi por vontade de Deus
que eu vivo nesta ansiedade.
Que todos os ais são meus,
que é toda a minha saudade.
Foi por vontade de Deus.

Que estranha forma de vida
tem este meu coração:
vives de vida perdida;
Quem lhe daria o condão?
Que estranha forma de vida.

Coração independente,
coração que não comando:
vives perdido entre a gente,
teimosamente sangrando,
coração independente.

Eu não te acompanho mais:
para, deixa de bater.
Se não sabes aonde vais,
porque teimas em correr,
eu não te acompanho mais

Se não sabes onde vais:
para, deixa de bater,
eu não te acompanho mais.