giovedì 31 maggio 2012

Riflessioni su un cuore spezzato


Ho sempre pensato che ognuno di noi affrontasse il dolore in maniera diversa, ma mai avrei pensato che ci fossero modi diversi per affrontare uno stesso dolore da parte di una stessa persona.

Quando MG mi spezzò il cuore, pensai che non sarei mai sopravvissuto. Quella volta ce la feci per il rotto della cuffia: impiegai quasi 8 anni per venirne fuori. Passavo le giornate a dormire, la notte piangevo o la passavo insonne. Ogni cosa era buona per torturarmi. Feci terra bruciata. Ebbi un piccola depressione e problemi alimentari. Fame nervosa era la mia bestia. Più ero infelice, più ero arrabbiato, più svuotavo il frigorifero, più mi sentivo in colpa e più attuavo strategie riparative (attività fisica fino allo sfinimento, mi autoprovocavo il vomito e tante cosucce non proprio belle). Ero caduto in un circolo vizioso. Non riuscivo a capire la discrepanza tra l'atteggiamento di MG in pubblico e quello in privato. Non riuscivo a capire i segnali contrastanti tra le parole e gli atteggiamenti fisici che andavano nell'opposta direzione. Andai da uno psicologo, un ciarlatano, per il quale stavo bene perché mangiavo, dormivo e uscivo. Voleva imbottirmi di farmaci senza aiutarmi a risolvere i problemi, dopo un paio di sedute smisi e provai a farcela da solo. 

Quando M. mi spezzò il cuore, credetti di impazzire. Mi rifugiai all'inizio nella razionalità. Incominciai a mentire a me stesso. Poi cedetti e crollò quasi tutto. Non capivo. Piansi. Eccome se piansi. Capivo che non ci fosse stato il colpo di fulmine da parte sua, solo che non capivo perché non gli piacessi più. In fondo, ero la stessa persona con cui chiaccherava di tutto su msn. Ero la stessa persona di cui aveva già visto le foto e sapeva bene a cosa andava incontro. Ero la stessa persona a cui lui aveva fatto il filo per 6 mesi. Ero la stessa persona che accettò di incontrarlo dopo un'estenuante lotta di convincimento. Se fosse stato per me, non l'avrei mai incontrato in carne ed ossa. Avevo paura di innamorarmi di lui, avevo paura di soffrire ancora, ma gli volevo bene, ne ero completamente dipendente. La mia giornata ruotava attorno ai nostri appuntamenti fissi su msn. Non era facile per me capire a 26 anni che mi potevano piacere anche gli uomini. Non capivo come una cosa così importante, l'avessi scoperta così tardi. Per me fu un colpo di fulmine a prima vista. Pensavo fosse quello giusto. Per lui avevo rinunciato al mio amato colorito lunare e mi torturai abbronzandomi prima del nostro incontro. Volevo essere ancora più carino per lui. Che sciocco! Ero nervoso e aspettavo che mi baciasse. Mi aveva chiesto il permesso su msn giorni prima, ed io glielo concessi. Non mi ha mai baciato. Non ho mai capito perché non lo fece. Mi sono torturato un sacco di volte sul perché. Apprezzai la sua onestà e la sua sincerità nel dirmi che non era scattata la scintilla. Ciò non tolse che ci soffrissi. Il dolore cresceva e non sapevo arginarlo. Speravo che cambiasse idea e mi riscoprisse. Ad un certo punto il dolore fu così grande che mi stava soffocando. Né gli amici e né il resto, mi aiutavano a venirne fuori. Scappai. Ufficialmente, andai in Francia per 3 mesi col progetto Leonardo, perché avevo bisogno di cambiare aria visto che ero in stallo con l'università. In realtà, il mio cuore spezzato mi stava impedendo di vivere. Tolti quei 3 mesi di quasi assoluta felicità, assorbito com'ero a riscoprirmi e alle prese con una nuova avventura, impiegai quasi quattro lunghi anni per venirne fuori. 

Quando RdS mi ha spezzato il cuore, non ho pianto. Ho sentito solo il vuoto. Ho perso tutto in un colpo solo. In un primo momento mi sono buttato capofitto nello studio, poi la stanchezza ha rallentato tutto. Al contrario delle due volte precedenti, questa volta ho sentito il bisogno di scriverne e di stare a contatto con la gente, anche se dopo un quarto d'ora vorrei scappare via. Mi sforzo di andare avanti, ma so che non sarà più la stessa cosa. Dubito che mi riprenderò facilmente. Ho iniziato un processo nei miei confronti. Sono allo stesso tempo imputato e giudice implacabile. Non faccio che pormi continuamente domande. Passo a setaccio ogni mia azione alla ricerca dei miei errori. Voglio capire. Sono alla ricerca della verità. Voglio la verità anche se questa fa male. Ho bisogno della verità. Ho bisogno di risposte. Spero di ottenerle. L'am(av)o e credevo di andare nella giusta direzione e invece no. Non posso andare avanti senza capire i miei errori. Non posso andare avanti senza sapere la verità nuda, cruda e senza abbellimenti.

mercoledì 30 maggio 2012

Pensieri sconnessi


Il mio nuovo taglio di capelli non mi piace per niente. Non ho avuto la forza di dire al mio parrucchiere di rifare tutto e fare un taglio più consono al mio stato d'animo, ma aveva impiegato un sacco di tempo e tanta passione. Avrei preferito un taglio militare o una rapata a zero. Invece mi ritrovo una pettinatura stravagante di quelle che vedi sulle pagine patinate delle riviste di moda e a me fa un po' ridere. A pensarci bene se mi guardi ad un chilometro di distanza, di sera, sei miope e con le cataratte, sono proprio uguale ad un modello! Preciso, preciso! A quanto pare sta riscuotendo un sacco di successo: tutti a dirmi come sto bene e che sembro più giovane. Io mi sento solo più vecchio dentro. L'unica cosa che mi piace di questa nuova pettinatura è che non si vedono i capelli bianchi. Ne ho un sacco. Ognuno di essi rappresenta un piccolo grande dispiacere. A volte ne sono orgoglioso: sono le mie cicatrici. E pensare che fino ai 18, ero l'unico della mia compagnia a non averne nemmeno uno. Si vede che ho recuperato abbondantemente più tardi. Questa pettinatura non credo che andrà oltre il fine settimana: non ho pazienza per aggiustarmeli allo stesso modo e né la stessa bravura. A Lui non sarebbe piaciuto. Sono più bianco del solito e mi piace. Mi piacerebbe andare al mare, prima che incominci a fare troppo caldo. Eppure è da marzo che vado regolarmente in una città di mare e per un motivo o per un altro non sono mai andato a passeggiare sulla spiaggia. Amo il mare d'inverno, la sua solitudine, la salsedine, il rumore delle onde... Ieri ho avuto seri problemi con la macchina mentre oltrepassavo il cucuzzolo della montagna, più della paura del volare di sotto, la mia unica preoccupazione era che stavo accumulando ritardo per l'esame interno di francese. Ho fatto il compito scritto un po' alla pene di segugio: non ne avevo un granchè voglia. Ho fatto un pasticciaccio soprattutto ad una comprensione scritta, l'articolo mi ricordava Lui e le tante cose belle che mi ha dato. Non sono riuscito a disconnettere il cervello e a fare il mio dovere. In compenso, ho scritto un tema-lettera da urlo: una dichiarazione appassionata e osannante del telelavoro e i suoi benefici sul lavoro stesso e sui figli. Non credo che avrò mai dei figli. Peccato. Ma forse è meglio così. Ho immaginato spesso il mio futuro in quest'ultimo anno e mezzo. Mi vedevo in una casa col giardino, noi due e un piccolo sgambettante per la casa, magari lo avremmo chiamato col suo nome, che trovo dolcissimo anche se Lui lo detesta, o con quello del suo papà. Saremmo stati felici, nonostante tutte le difficoltà perché le avremmo affrontate insieme. Sono sicuro che sarebbe stato un ottimo compagno e un ottimo padre per i nostri figli. Ora, non riesco ad immaginare un mio futuro. Quello che vedo sono io e un senso di precarietà nomade: nessuna stabilità. Si torna indietro. Ieri mi hanno detto che sarei perfetto come insegnante, magari di statistica. A me fa sorridere questa cosa, soprattutto la parola statistica. Ma no, il tfa (tirocinio formativo attivo) non lo farò quest'anno. Non ho la forza per farlo e poi se a stento riesco a prendermi cura di me, come potrò essere pronto a forgiare nuove menti? Qui costa 2300€ se superi la selezione, mentre quest'ultima costa 100€ per ogni classe di concorso. Potrei insegnare economia aziendale e matematica agli istituti tecnici, diritto ed economia no, perché non ho fatto diritto amministrativo all'università. A me piacerebbe insegnare, da un lato l'idea mi stuzzica, ma economia aziendale assolutamente no. C'è qualcosa di più inutile dell'economia aziendale? Pensateci bene, chi più chi meno la usa anche senza saperne i principi e l'esistenza, è superflua! Burocrazia fatta a materia e che neanche t'aiuta più di tanto ad orientarti in essa. Matematica? Il genio di famiglia in materia è mia sorella, non fa per me e poi ci sono già dei pessimi insegnanti e non mi sembra il caso di aggiungerne un altro. Se dovessi fare il professore mi piacerebbe insegnare delle materie umanistiche, ma sono troppo vecchio per farlo. Questa mattina mi sono finto un professore per ritirare dei libri per la professoressa di francese. Non sono stato in grado di dirle di no, ho pensato ai suoi due figli piccoli, al fatto che ha 4/6 anni più di me e una vita davanti realizzata. Se avessi risposto di no, avrei sottratto un paio d'ore a loro. Non mi sembrava giusto, non potevo permetterlo. A quanto pare ho ancora dei sentimenti, pensavo di non averne più. È stato divertente. Non riesco a studiare. Leggo e le parole vanno alla deriva come i continenti. Sarà un insuccesso su tutti i fronti. Non riesco a vedere le mie buone qualità e quale sia il mio talento. Non vedo in cosa sia bravo da gettarmici anima e corpo e trasformare tutto in energia positiva. Vado per inerzia. Brancolo nel buio. Ho ripreso a sorridere e a ridere, solo che non ho idea di quando inizio a farlo sul serio o sia tutta scena. Lui mi manca più del previsto. Mi manca la sua bella persona e il suo vasto e ricco mondo interiore. Mi manca la persona di cui mi sono follemente innamorato. Non riesco a odiarlo, posso solo amarlo. Anche se non lo scrivessi non cambierebbe la situazione. Invece, odio la sua zona d'ombra. la odio più che mai. Non posso fare altrimenti. Non mi capacito di non essermene accorto prima di quanto fosse grave la situazione. Mi spaventa. Non ho paura che mi faccia del male perché non può farmene in alcun modo, alla fine sono più forte di quanto credevo. Ho paura per Lui. Ho paura che il suo lato oscuro con quelle problematiche irrisolte nel profondo lo fagocitino tutto. Non posso permetterlo che succeda. Non posso neanche fare qualcosa senza il suo consenso. Spero solo che sappia che nel mio cuore a pezzi, Lui ha un posto speciale nonostante tutto. Sono preoccupato più per Lui che per me. E pazienza se qualcuno storcerà il naso leggendo tutto ciò.

martedì 29 maggio 2012

lunedì 28 maggio 2012

Un urlo senza suono


Oggi sono un urlo senza suono. Questa mattina pensavo andasse meglio: ho perfino sorriso! Invece, lentamente ricado nello sconforto. Non è semplice riprendere in mano la propria vita. Non è semplice dover cancellare e ricominciare tutto dall'inizio. Non è semplice rinunciare al proprio sogno, soprattutto se Lui era al centro di esso: il sole attorno al quale ruotano gli altri piccoli sogni-progetti. Non so se sono abbastanza forte per farlo. Non so se sono abbastanza forte per volerlo. Passo da un iperattivismo ad un'iper-ignavia. Alla mente mi torna un vecchio proverbio calabrese: "a mala lavannara nun po' trovà petra pe' batte", che pressapoco significa "la cattiva lavandaia non può trovare pietra per battere", facendo dunque riferimento alla pietra sulla quale si battevano i panni per lavarli al fiume. Ecco, mi calza a pennello. Non faccio che ripassare ai raggi x tutti i miei comportamenti in quest'ultimo anno e mezzo. Sono sicuro che ho fatto degli errori, parecchi errori, ma allo stato attuale sono talmente miope da non riconoscerli. Insomma, anch'io ho la mia buona fetta di colpa tanto quanto la sua, se non di più. E poi ho quel tarlo che mi batte in testa e che mi fa pensare di essere stato un maledetto codardo: mi riempivo la bocca di parole per darmi un tono, ma perché diavolo non ho alzato il culo e c'ho provato sul serio trasferendomi lì a sua insaputa? Aspettavo un'occasione, aspettavo il momento giusto, aspettavo il suo consenso. Ho rispettato le regole. Regole del cazzo! Invece avrei dovuto usare quella sana incoscienza che ho da qualche parte dentro di me, andare alla cieca, provarci. Adesso è inutile pensarci e continuare questa tortura di se e di ma. Non riesco a spezzare questo circolo vizioso. Non so nemmeno se faccio bene a scriverlo qui sul blog. Poi penso che se lo scrivo qui mi sentirò un pelino meglio, ma spero col cuore che altri non se la prendano. Non riesco ad immaginare il mio futuro perché non lo vedo. Oggi non riesco neanche a studiare, eppure dovrei farlo per me stesso, per darmi una possibilità. Ieri ho "litigato" con un caro amico: è uscito a denti stretti quello che volevo nascondere. È stato un crac ed il muro di protezione è crollato. Vigliaccamente ho tagliato corto e sono andato via. Poche lacrime, ma per me sono state troppe. È quella maledetta paura di essere di nuovo da solo, di dovere di nuovo abbattere tutto e ricostruire, di dovere di nuovo imparare a bastarmi da solo. Invece sono stanco. Sono  stremato. Ho bisogno di quel calore avvolgente che mi faccia sentire speciale, importante, unico, perfetto. Quel calore che ho ora dalla famiglia e dagli amici (compresi i blogger) c'è, lo sento, ma non mi basta. Forse do entrambi troppo per scontato e non dovrei, ma porca miseria si può arrivare a 31 anni, 5 mesi e 1 giorno e non averlo mai provato? Ogni volta mi ci sono avvicinato sempre più. Con Lui ero (e sono ancora) certo di averlo trovato. Il fatto è che non sento alcuna vocina dentro di me a dirmi no, non va bene per te invece continuo a sentire sempre la vocina che dice è quello giusto, non fartelo scappare! Quelle stronze di farfalle nello stomaco non vogliono decidersi a crepare, con il loro battito di ali mi fanno girare la testa. Mi sento pure in colpa perché magari gli sto rovinando pure il periodo più bello di quando nasce un nuovo amore. Sono un maledetto scemo che non riesce a chiudere e voltare pagina con la stessa facilità con cui tanti altri bevono un bicchier d'acqua. Mi spaventa anche questo: il non sapere dove cercare, l'attesa che mi trovi. Se non mi trovasse? Se non lo riconoscessi? Peggio ancora, se non ci fosse? Ecco, io penso che non esiste per me. Non conosco il mondo gay, ma sembra che lo sport che vada per la maggiore sia di saltare da un letto ad un altro. Tanto di cappello a chi riesce a farlo, io non ho abbastanza pelo sullo stomaco per riuscirci. Non sono capace, è come chiedere alla pioggia di cadere nel cielo e non sulla terra. Non so manco se mi piace baciare uno che ha i peli della barba come me! Con Lui, non avrei avuto alcuno dubbio: mi faceva e mi fa girare la testa! Non so se ho il coraggio di provare a baciare un uomo, mi sento ancora suo e di conseguenza mi sentirei sporco nel farlo. Dovrei ritornare etero? Però la sensazione di sporco non cambierebbe. E se non mi abbandonasse mai più? Tragedia! Sono contorto. Devo farmi vedere da uno bravo, ma tanto non cambierebbe nulla. Forse ho sbagliato, avrei dovuto fare come Cyrano e amarlo da lontano in silenzio. Essere una presenza rassicurante e nulla più, magari avrei ancora l'illusione di un calore. Ecco che ricomincio con questi se e questi ma senza più senso! Non so proprio che farne di me. Dovrei buttarmi a capofitto in nuovi progetti, in nuove imprese, ma sono un po' troppo Don Chisciotte senza Sancho Panza, ora non ho la lucidità per distringuere i mostri da combattere, dai mulini a vento. Il problema è che la maggior parte forse sono dentro di me, ma non li avevo già sconfitti? Ero convinto di sì, evidentemente mi sbagliavo. Quando sto così,  mi sto sulle palle da solo. Abbiate pazienza, oggi è decisamente una giornata no, spero che domani vada un po' meglio.

domenica 27 maggio 2012

E fa male



E fanno male più le parole non dette, 
i lunghi silenzi, 
le promesse fatte e non mantenute,
 piuttosto che la Verità 
e le parole dette.

Perché mi costringi a stravolgere l'ottimo ricordo
 e la bellissima opinione che ho di te,
con un pessimo ricordo e un'orribile opinione di te?

Posso accettare che non mi ami 
e che quel posto a cui tanto anelavo sia già occupato,
proverò a farmene una ragione;
ma che sei la mia più grande delusione
NO, non lo tollero.

Non voglio demolirti, 
ma mi stai offrendo su un piatto d'argento
gli strumenti per farlo.
Perché mi fai questo?

sabato 26 maggio 2012

Sto bene


Non riesco a formulare pensieri, sento solo un gran vuoto. Tutto mi rimbalza. Sono un automa e vivo per inerzia. Neanche una lacrima, un po' gli occhietti lucidi, ma niente. Ho già dato. Di tanto in tanto mi fa male un po' il petto e mi sembra che mi manchi il respiro. Non mi preoccupo, ormai è morta la parte migliore di me, chissenefrega del resto! Sono esausto. Non ho fame, ho solo una gran sete. Non riesco a placarla, ho la gola sempre secca. Sembro un cammello. Forse devo fare incetta di acqua per accingermi ad attraversare il deserto? Ho dormito poco, un 4 ore scarse compreso il dormiveglia. Per la prima volta negli ultimi mesi sono andato a dormire alle 23:30 perché ero troppo stanco; di solito prima dell'una non se ne parla; giusto il tempo di fare un paio di esercizi di francese e a nanna. Mi sono svegliato di soprassalto alle 3:30, pensavo ci fosse il terremoto. Non ho più chiuso occhio. Avevo il cuore in gola e mi mancava il respiro proprio come quando si annega. Poco male, ho studiato un capitolo di statistica, fatto gli esercizi di inglese e scritto improbabili lettere di congratulazioni e di rifiuti di inviti. Poi, ho controllato, per curiosità, sul sito dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il terremoto in effetti c'è stato, ma 25 minuti dopo e a circa una settantina di chilometri a nord; deve essere stato qualcos'altro. Tutti i vestiti che ho indossato ieri, li ho schiaffati in lavatrice: voglio eliminare ogni segno di sporco, di ricordo del dolore; se potessi ci schiafferei anche il pc e il cellulare. Tutto sommato pensavo peggio, tranne un piccolo cedimento, ieri sera, a lezione di step, non riuscivo a ricordare una stupida combinazione per due volte di seguito, poi l'istruttore che diceva di "togliere i freni inibitori e di volare": 'sti cazzi, no, eh? Guarda che mi è successo per averci provato! Saltellare su uno step di solito mi rilassa, ieri mi faceva solo girare le palle. Gli ultimi 5 minuti non ho retto, troppi pensieri vuoti mi affollavano la testa e troppi sguardi su di me. Ho messo lo step a posto e me ne sono andato in sala a farmi 5 minuti di corsa sul tapis. L'ho impostato bello alto per rimanere senza fiato, pensavo e speravo mi venisse un infarto, poi mi sono ricordato che per averlo occorre un cuore funzionante, io non ce l'ho più; dunque non mi tange. Tutti a chiedermi come sto? e mi sembra la domanda più scema del mondo. Sto bene e mi sembra la risposta più scema del mondo. Nella top five della scemenza, ci sono anche sfogati, parliamone, esci. Non ho tempo per stare male, ho: gli esami da preparare, un concorso da vincere e uno spettacolo da fare. Non ho niente da dire. Non c'è una parola sola che indichi come mi sento, secoli e secoli di civiltà umana e non abbiamo inventato una parola sola per racchiudere tutto un mondo di stati d'animo: a che serve andare nello spazio se poi devi scrivere un papiro per dire come stai perché non c'è una parola che racchiude tutto e per giunta risulti sempre incompleto perché non riesci a rendere l'idea? Tutto ciò mi fa tristezza. Vorrei dissolvermi come la ninfa Eco. Il problema non è ora, sarà dopo metà giugno e peggio ancora d'estate. Odio l'estate. Sto bene è il mio nuovo mantra: sta bene su tutto come il cacio sui maccheroni ed è politicamente corretto perché solleva da ogni responsabilità chi lo dice e chi l'ascolta. Vuoi vedere che a lungo andare mi autoconvinco? Per il resto, mentre scrivo, sono le 9:48 del mattino e sto bene.

Sono le 12:40 e ho ancora lo stomaco chiuso, sarà dura mandar giù qualcosa e allo stesso tempo dare una parvenza di normalità. Sono in questi momenti che ti pesa ancor di più vivere a casa dei tuoi, perché sei costretto a regolare i tuoi ritmi in base a quelli degli altri, compreso la gestione di un cuore spezzato che non puoi avere il lusso di vivere come meglio credi. Che poi non c'è nulla da gestire: si è spezzato e non si aggiusterà di nuovo mai più. Vorrei provare di tutto, invece ho solo il vuoto e  non me ne capacito. Comunque sto bene sul serio.

Sono le 19:54, e se tutto fosse stato solo uno scherzo di pessimo gusto da parte sua? No, non lo farebbe mai una cosa del genere. Sto bene, magari se la speranza la smettesse di mettermi nel cervello false illusioni e strane idee, starei ancora meglio.

Oggi pomeriggio ho avuto più difficoltà a studiare: leggevo parole senza senso e le lasciavo andare via. Spero che lui non ci stia male, non sarebbe giusto; basta che ci soffra solo io, in fondo è colpa mia. Oggi c'è una festicciola qua vicino, domani c'è pure Eugenio Bennato che canta in piazza. Non mi è mai piaciuta questa festa e quindi non ci andrò, così come non ci sono andato l'anno scorso e gli anni precedenti. Non vedo perché dovrei cambiare le mie abitudini adesso. Non so nemmeno se scrivere questo post del kaiser mi possa aiutare in qualche modo a stare meglio o se è un modo per allungare l'agonia. Se lo pubblico però manderò via più in fretta quello sotto e potrei fingere che non sia mia successo.
Spero solo di riuscire a dormire un po' questa notte, ma ho paura di chiudere gli occhi.

venerdì 25 maggio 2012

Non ci sarà il lieto fine


Ore 11:36: il mio cuore ha smesso di battere per sempre.

Pensavo avrei pianto e invece neanche una lacrima, 
forse le avevo già esaurite quelle in dotazione per lui.

Ti auguro tutta la felicità possibile e immaginabile, 
mio piccolo Raggio di Sole.
Ti amo.

Nascerà un'Amicizia?
 Spero almeno in quella.

Non lo so, ma questo blog va in standby; 
lascio i commenti aperti, 
per favore ogni commento cattivo contro di lui verrà cancellato su due piedi a mia discrezione,
evitate quelli di consolazione verso di me che non merito:
sapevo il rischio a cui andavo incontro, non rinnego nulla di quello che ho fatto, scritto, detto, 
anzi mi pento di avere fatto poco. Avrei potuto fare di più.
Sapevo che correvo il rischio di farmi spezzare il cuore
e così è stato.

Se non si rischia non si cresce e si smette di vivere.
Mi è andata male.
Non riproverò.

Lottate per proteggere i vostri sogni e il vostro amore, 
non arrendetevi.

Nonostante tutto sono felice, di avermi fatto spezzare il cuore da lui.
Gli sono grato per tutto.
 
È difficile dire addio e mettere il punto dopo la parola fine.
Non ci sarà un nuovo inizio.
Non ci sarà il lieto fine,
non questa volta.

mercoledì 23 maggio 2012

Mi chiedo:


 chissà che stai facendo ora,
se ti stai prendendo cura di te,
se mi pensi almeno un po',
se ti manco almeno un po',
se ti sei dimenticato di me,
se c'è ancora un posticino nel tuo cuore per me,
se ti faccio sentire le farfalle nello stomaco,
se credi che possa esserci un futuro per Noi,
e più semplicemente se sei felice.

È passato quasi un mese dall'ultima volta che ho ricevuto tue notizie, praticamente prima che del tuo viaggio di lavoro. Mi manchi sempre di più. Non faccio che pensare a te, a quanto vorrei abbracciarti, stringerti tra le mie braccia, baciarti, riempirti di coccole, proteggerti, fare l'Amore come se non ci fosse un domani... a volte mi capita di farlo nei miei sogni e riesco a sentire meno la tua assenza e più lieve il mio fardello, ma vorrei fossero realtà. Sto provando a scriverti su un piccolo quaderno per sentirti più vicino, ma ahimè con scarso successo. Ci sono giorni che sembrano non passare mai ed ho come l'impressione di non farcela. Eppure ci sto provando sul serio. Ho paura di non farcela. Mi sto buttando senza paracadute, nella speranza che tu mi prenda al volo. Se mi sfracellassi, chi si prenderebbe cura di te, del mio piccolo Raggio di Sole? No, non posso mollare ora. Non posso permettermi il lusso di sfracellarmi adesso, proprio ora che mancano quindici giorni per verificare la bontà dei miei sforzi. Devo farcela: per Te, per Me, per Noi.


Vorrei conoscer l'odore del tuo paese,
camminare di casa nel tuo giardino,
respirare nell'aria sale e maggese,
gli aromi della tua salvia e del rosmarino.
Vorrei che tutti gli anziani mi salutassero
parlando con me del tempo e dei giorni andati,
vorrei che gli amici tuoi tutti mi parlassero,
come se amici fossimo sempre stati.
Vorrei incontrare le pietre, le strade, gli usci
e i ciuffi di parietaria attaccati ai muri,
le strisce delle lumache nei loro gusci,
capire tutti gli sguardi dietro agli scuri

e lo vorrei
perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io...

Vorrei con te da solo sempre viaggiare,
scoprire quello che intorno c'è da scoprire
per raccontarti e poi farmi raccontare
il senso d'un rabbuiarsi e del tuo gioire
;
vorrei tornare nei posti dove son stato,
spiegarti di quanto tutto sia poi diverso
e per farmi da te spiegare cos'è cambiato
e quale sapore nuovo abbia l'universo.
Vedere di nuovo Istanbul o Barcellona
o il mare di una remota spiaggia cubana
o un greppe dell'Appennino dove risuona
fra gli alberi un'usata e semplice tramontana

e lo vorrei
perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io...

Vorrei restare per sempre in un posto solo
per ascoltare il suono del tuo parlare
e guardare stupito il lancio, la grazia, il volo
impliciti dentro al semplice tuo camminare
e restare in silenzio al suono della tua voce
o parlare, parlare, parlare, parlarmi addosso
dimenticando il tempo troppo veloce
o nascondere in due sciocchezze che son commosso.
Vorrei cantare il canto delle tue mani,
giocare con te un eterno gioco proibito
che l'oggi restasse oggi senza domani
o domani potesse tendere all'infinito

e lo vorrei
perché non sono quando non ci sei
e resto solo coi pensieri miei ed io...


Francesco Guccini (Vorrei - Album: D'Amore di morte e altre sciocchezze - Anno: 1996)

martedì 22 maggio 2012

Piccoli dettagli


Mi sveglio con il calore di un abbraccio che alla luce del giorno si rivela un cuscino. Il forte odore della camomilla raccolta ed essiccata. Il rumore della pioggia che scivola via sul vetro. Diluvia col sole. Strano! Il morale un po' giù, deluso perché al momento i miei sogni notturni sono più belli di quello che in realtà vivo. C'è quella sensazione mista tra reale e irreale, sospeso in un tempo immobile. Apro il pc, controllo la posta sperando in una buona notizia, o in una mail che: mi faccia battere il cuore, avere le farfalle nello stomaco e che la guardo per dieci minuti con un sorriso da ebete, combattutto tra la voglia di leggerla avidamente subito e il piacere di gustarmela lentamente, con tutta l'attesa con cui l'ho rivestita. Invece niente di tutto ciò, solo una mail di facebook di fantomatiche notifiche in sospeso. Una rapida occhiata a Google Calendar per cercare di distinguere questo giorno dagli altri e capire cosa fare e dove andare. I giorni passano e mi sembrano quasi tutti uguali. Vado sul mio "profilo ufficiale" di facebook per vedere le fantomatiche notifiche. Ancora non capisco perché ho due profili, su un social che boh! trovo sempre più inutile. Poi, mi ricordo che uno ammuffisce da un po' e che vorrei cancellarlo ma poi dovrei dare troppe spiegazioni e quindi l'ho abbandonato al silenzio, l'altro, invece, ha ragione d'esistere solo perché è un modo alternativo per stare in contatto con il mio piccolo Raggio di Sole (ultimamente perennemente off line sob!) e pochi amici fidati. Ho ancora quella sensazione di déjà vu, di perenne immobilità. Come pensavo nessuna notifica importante! Do' un'occhiata alle notizie principali  senza leggerle più di tanto. Ad un tratto, l'occhio si sofferma su due notizie e mi rendo conto che il mondo è andato avanti senza di me. Resto piacevolmente sorpreso dal vedere i lavori di "ristrutturazione" casalinghi di M. e del suo boyfriend, 'azzo non l'avrei mai pensato ma sono felice per loro, ma mi astengo dal dimostrarlo per non passare per un ipocrita livoroso, in fondo M. all'epoca mi ha spezzato il cuore. Subito sotto, ci rimango male sapendo che un'amica ha perso i suoi gemellini, io non sapevo neanche che fosse incinta! Sono solidale con loro, ma proprio non riesco ad essere partecipe delle loro vite in questo modo, perché mi sembra un'intrusione e quel pollicione su e i commenti non riesco proprio a mandarli giù: svilenti gesti automatici privi di umanità. Forse sono strano o forse è il mondo che è diventato a mia insaputa più strano di me. 
Bevo una cioccolata calda in una mattina uggiosa di maggio, perdendomi in piccoli dettagli.


L'amore è solo piccoli dettagli
e tutto il resto è da buttare via.

Al quinto piano Elisa studia il pianoforte
povera anima mia.
E sono solo piccoli dettagli,
ma quel che conta è l'ultima fermata,
se sei ancora in grado di stare in piedi
e di tornartene a casa.
Le frasi fatte tipo "diamoci tempo
e sarà il tempo che deciderà"
perchè un momento può durare un momento oppure non passerà.

E soprattutto guardare su in cielo
"mio Dio che bella giornata di sole"
e nonostante tutto aprire l'ombrello
perché ti sembra che piove.


Eeeeehhiiiiiiiii...

L'amore è solo piccoli dettagli,
è per esempio stare alla finestra.
È una notte che hai già visto altre volte
che non sembra la stessa.

E sono solo piccoli dettagli,
ma è una moneta da sprecare,
che questo caldo troppo poco vento
e maledette zanzare.
E cercare fino in fondo ai suoi occhi
almeno un minimo di dolore,
perché è di sangue che s'impara ad amare
e non di sole parole.

E soprattutto guardare un film muto
e provare ad alzare il volume
ed accorgersi che questo silenzio
non potrà avere fine.

E soprattutto guardare un film muto
e provare ad alzare il volume
ed accorgersi che questo silenzio
non potrà mai finire.


Eeeeehhiiiiiiiii...

L'amore è solo piccoli dettagli,
è terra ferma in questo cielo mare
e ci si ferma il tempo di un saluto
che già si deve andare.


Giusy Ferreri (Piccoli Dettagli - Album: Il mio universo - Anno: 2011)

domenica 20 maggio 2012

Quel sottile peso dell'insoddisfazione


Avete mai l'impressione di non fare abbastanza? Di pensare che forse sì, avreste potuto o potreste fare ancora di più? Ecco, io ne sono munito in abbondanza! Anche quando sono soddisfatto del risultato raggiunto, c'è sempre quella frazione di secondo in cui penso: "diamine! avrei potuto fare di più e meglio!". Forse è colpa del fatto che ho degli standard elevati nei confronti di me stesso,  in fondo l'unica volta che non sono stato duro con me stesso è stato con l'università e non è che sia stato chissà quale grande capolavoro, eh! Anzi, credo che il termine disastro non dia la giusta e obiettiva dimensione di ciò che ho fatto, ma va be' ormai è acqua passata e sto incominciando a divagare troppo. Dicevo, nutro standard elevati nei miei confronti e spesso e volentieri sono intollerante verso me stesso, direi al limite del razzismo (o dovrei definirmi principekamarofobo?). Non credo che sia normale quanto ho appena affermato, ma non ho altro modo per dire che spesso e volentieri mi sto largamente sul cazzo da solo. Sì, lo so non dovrei usare certi termini ma sono efficaci a rendere l'idea. Il fatto che pretendo molto da me stesso, mi porta ad avere con me la perenne impressione di non star facendo tutto il possibile al massimo delle mie capacità. In questo periodaccio, in cui non so più dove sbatter per prima la testa, tra le mille mila cose da fare, questa sensazione di insoddisfazione è ampliata all'ennesima potenza. Ho come l'impressione di star facendo un po' troppe cose contemporaneamente, in poco tempo ed ho paura di farle tutte male e di fare cilecca soprattutto nella mia trimurti di priorità. Se mi fermo a pensare un po' di più, a tutto quello che devo ancora fare, mi accorgo che devo ancora:
  • studiare bene ed imparare 1000 pagine del manuale da integrare con le recenti riforme dell'attuale premier, più altre 500 pagine di quesiti da svolgere;
  • devo revisionare tutta la grammatica francese, finirmi tutte le simulazioni dell'esame, più revisionare  la comprensione scritta e orale, ma soprattutto migliorare la produzione scritta e orale; sperando che non mi capitino argomenti ostici su cui non ho neanche un briciolo di opinione personale da difendere e né esempi con cui controbbattere e portare acqua al mio mulino. Già alla simulazione interna ho preso un 71/100 e mi sono girate le scatole come trottole perché devo assolutamente prendere da un 90 in su;
  • devo revisionare tutta la grammatica inglese perché quelle mie poche certezze grammaticali, quelle mie quattro cose in croce che facevano parte del mio background sono state spazzate vie dalla teacher Imbracchias (leggi imbranata), oltre naturalmente esercitarmi alla comprensione orale e scritta e alla produzione scritta e orale. Per me l'inglese è parecchio ostico, soprattutto nell'ascolto faccio parecchia fatica;
  • dovrei anche imparare la mia parte perché mica posso recitare solo sul canovaccio ed improvvisare, giusto? Anche perché in italiano di tanto in tanto ancora riesco a mettere due parole di fila di senso compiuto, ma in francese a volte no;
  • dovrei  compilare due dichiarazioni dei redditi, più altra burocrazia di cui ignoro il fine, il come, ma soprattutto a che serve;
  • dovrei correggere una tesina che parla di strade;
  • dovrei anche tagliarmi i capelli altrimenti sembro la Medusa di Caravaggio, prima mi sono guardato allo specchio e si è rotto. Non dico altro;
  • dovrei andare a mangiare tre pizze in tre città differenti, con tre gruppi di persone differenti, mannaggia a me che dico sempre sì;
  • dovrei anche organizzarmi il resto del viaggio;
  • dovrei scrivere un paio di mail tostarelle, più un paio di mail urgenti;
  • dovrei aggiornare il mio epistolario, ricopiando i foglietti volanti, sperando di non averne perso nessuno che già l'altra volta sono andato nel pallone perché pensavo di averlo perso a Roma Tiburtina;
  • dovrei prendermi cura anche dei miei amici, visto che ultimamente latito ed è già un miracolo se non mi sono messo a distribuire i numerini della coda. Attualmente Google Calendar è balzato al secondo posto, pari merito con l'ossigeno, nella mia classifica personale delle mie priorità, ovviamente al primo c'è sempre RdS.
  • dovrei prendermi cura anche di me perché sono un tantinello sfatto (leggasi stanco morto);
  • dovrei difendermi dagli assalti della donzella T. che mi chiama CiccioMio (tuttoattaccato) oltre a dirmi che brillo, non nel senso che sono una persona brillante, in gamba, ma nel senso che emetto luce (che vor' dì nin sò!) come una lampadina (???) o quelle sfere specchiate da discoteca (eh!?);
  • dovrei infine seguire le ultime lezioni, fare le ultime verifiche, ecc. roba che ad occhio e croce questa settimana dovrei percorrere solo 290 chilometri, salvo imprevisti ed errori nei calcoli;
  • poi ci sarebbero altre cose da fare e da mettere in pratica ma si è ancora sul limite tra realtà e progettualità.
A dire la verità, neanche lo volevo scrivere questo post stupidino, anche perché con quel popò di roba successo in questo fine settimana, le mie paranoie sono inezie, ma spero che buttandole giù magari mi sento un po' leggero e più pronto per affrontare tutto. Se avessi più tempo, sarebbe tutto più gestibile e più semplice. Non avendo molto tempo a disposizione, ho troppa paura di non aver dato il massimo, di non stare agendo in maniera corretta, soprattutto rispetto alla mia priorità principale. Mi sento esausto, ma non sono neanche a metà dell'opera e non posso mollare proprio adesso. Quindi mi sento non solo di non fare abbastanza, ma anche incompleto. In più sono un paio di giorni in preda alla saudade e mi sento completamente inerme, come se mi stessi perdendo.  Ascolto un po' di fado per arginare un'assenza e perché si confà alla mia anima.


Eppure... 
Avrei bisogno di perdermi nei tuoi occhi limpidi e cristallini. 
Avrei bisogno di sciogliermi fra le tue forti braccia.
Avrei bisogno di annullarmi nel tuo respiro.
Avrei bisogno di sentire il calore del tuo cuore.
Avrei bisogno di sentire il tuo cuore accanto al mio.
Mi manchi ogni santo giorno e non immagini neanche quanto.
Mi manchi e mi fa male ammetterlo.
Mi manchi  e mi costa dirlo. 
Mi manchi e mi pesa.
F.

mercoledì 16 maggio 2012

Scivola vai via


Succede che sei stanco e decidi di farti una doccia per riprenderti un po'. Metti un po' di musica per rilassarti. L'acqua scorre sulla pelle e i pensieri fanno capolino, si affollano, si spingono e non ti danno tregua. Così all'improvviso, senza un perché, ti accovacci, quasi a peso morto, mentre l'acqua scorre sulla tua pelle e senti un crack come quando si rompe qualcosa. Non c'è un motivo particolare. Forse è solo la somma di troppe ansie, aspettative e paure. Forse è solo colpa della stanchezza visto che non ti fermi un attimo e sembri la pallina impazzita di un flipper. Accade tutto velocemente, come quando aprono un diga per far defluire le acque, così allo stesso modo incominci a singhiozzare. Non distingui più le gocce d'acqua dalle lacrime. È un mescolarsi di acqua dolce e di acqua salata. Lentamente scivolano via, e più vuoi fermarle e più non accennano a smettere. Piano piano dal tuo corpo scendono giù insieme all'acqua nello scarico, in un vortice e poi giù lungo le tubature. Tanti piccoli sassi che franano giù dalla montagna. Un flusso inarrestabile. Poi, così come ti sei accovacciato, ti rialzi. Ti rendi conto che la doccia sta andando oltre il dovuto. Riprendi da dove ti eri fermato. Chiudi l'acqua e aspetti. Aspetti che gli ultimi colpi della tempesta si acquietino. Lasci che il calore del tuo corpo asciughi l'acqua prevista ed imprevista. Non capisci cos'è che ha fatto scattare il meccanismo e né provi ad indagare perché sai che non ne vale la pena ed è troppo faticoso. Sai solo che ti serviva per sentirti più leggero e per riprendere da dove ti eri fermato. Un ultimo controllo allo specchio per accertarsi che non ci sia qualcosa fuoriposto che possa tradirti. Poi pensi a quei quasi due anni di cinismo puro senza lacrime, perché le avevi terminate in precedenza, a furia di piangere disperato ogni notte. Due anni in cui non hai pianto, neanche per sbaglio, neanche per il pulviscolo, in cui ti sei preso beffa di quelli dalla lacrimuccia facile. Poi, fai un paragone e ti accorgi che è meglio piangere un po' e sentirsi più leggeri piuttosto che tenersi tutto dentro, prosciugato e intrappolato in una non vita. Così ti senti un po' meno stupido del solito.


Senza età
il vento soffia la
sua immagine
nel vetro
dietro il bar
gocce di pioggia
bufere d'amore
ogni cosa passa e lascia.

Scivola,
scivola vai via
non te ne andare
scivola,
scivola vai via
via da me.

Canzoni e poesie
pugnali e parole
i tuoi ricordi
sono vecchi ormai
e i sogni di notte
che chiedono amore
cadono al mattino
senza te
cammina da solo
urlando ai lampioni
non resta che cantare ancora.

Scivola,
scivola vai via
non te ne andare
scivola,
scivola vai via
via da me.


Vinicio Capossela (Scivola vai via - Album: All'una e trentacinque circa - Anno: 1990)

lunedì 14 maggio 2012

Quando si chiude una porta e neanche te ne accorgi


Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non avrei mai pensato che sarebbe successo senza che io me ne accorgessi. Un sacco di volte ho pensato che sarebbe il caso di eliminare i rami secchi, di farmi coraggio e uscire dignitosamente di scena. Credo che sia passato più di un anno, o quanto meno sei mesi in cui mi ero ripromesso di riprendere e invece niente. Vuoi per un motivo, vuoi per un altro, vuoi perché ho rivoluzionato le mie priorità, vuoi per pigrizia, ho evitato di palesarmi e di mettere in chiaro le cose. Sapevo già che dopo la mia parentesi francese, in cui per motivi di forza maggiore ho dovuto sospendere la mia collaborazione, non sarebbe stato più la stessa cosa  e in un certo senso è stato così. So che questo ramo era moribondo da molto tempo, che questa porta era socchiusa già da un bel po', ma ciò che mi fa più strano è averne la prova materiale: accorgermi che quel ramo è morto e di esso si è fatto già un falò, prendere atto che la porta è effettivamente chiusa e non si riaprirà più. Durante questo periodo di inerzia, ho sempre pensato che al momento opportuno avrei dovuto fare un messaggio di comiato, a volte mi era sfiorata anche l'idea che potesse trasformarsi in futuro in una professione, per non perdere del tutto i fili del mio passato. Niente di tutto ciò. Son rimasto un po' così, diciamo spiazzato quando oggi non sono riuscito più ad entrare nella "stanza dei bottoni". Un po' infastidito perché almeno due parole di ringraziamento o di ben servito mi avrebbero fatto piacere e invece nulla. Dall'altro lato, anch'io non ho brillato negli ultimi anni per iniziativa ed impegno, forse è un po' colpa dell'amore finito che si è trasformato in profondo affetto e riconoscenza per quello che oggi sono (mmm pensandoci bene forse dovrei maledire), forse è colpa del fatto che  sono in parte cambiato perché ho rivoluzionato le mie priorità. Ho stravolto la mia classifica, depennando alcune voci, inserendone di nuove, declassandone altre, promuovendo voci sottovalutate. Sto provando a rivoluzionare tutto e a rivoluzionarmi. A causa del tempo così avaro, era inevitabile che finisse così. Da un lato mi dispiace, ma sinceramente mi hanno fatto un favore "cacciandomi" perché mi hanno bypassato e mi hanno permesso di evitarmi di mettermi a confronto con gli addii: perché io ho un pessimo rapporto con essi. Sono incapace di dire addio, è un mio limite e ogni volta che sono costretto a farlo lo faccio con estrema difficoltà .
L'unica cosa che mi stranisce è il dover mettere una data che indica la fine, mettere la parola fine ad un'esperienza, metterlo nero su bianco, scriverlo sul curriculum.


domenica 13 maggio 2012

The winner is...


Udite, udite. Rullo di tamburi, che squillino le trombe, abbassate le luci per creare un po' di suspance e The winner is... Principe Kamar! La mia reazione è stata più o meno la stessa:


Sono emozionato perché non ho mai vinto niente in vita mia, mi è spuntata pure la lacrimuccia, ma grazie al mascara waterproof de L'Oréal Paris, nessuna sbavatura! Il waterproof è un must da usare in ogni situazione dove la lacrimuccia fa capolina per evitare di ritrovarsi come un panda. Lo trovate solo nelle migliori profumerie.
Ora che ho fatto la marchetta a quelli della L'Oréal per un aggeggio che non uso e non so manco com'è fatto, spero che mi invierete un munifico bonifico sul mio conto corrente, ultimamente perennemente in rosso. Che non si fa pe' campà!

Ebbene, ho vinto il prestigiosissimo Premio Antares, consegnatomi dalla splendida Hobina padrona di casa del magnifico blog Otherworlds, se non lo conoscete dovete assolutamente farci un salto, intanto la ringrazio per avermi consegnato questo premio.

 
In cosa consiste il Premio Antares? Il Premio Antares è un premio che viene dato a "quei blog che con le loro parole mi risucchiano, mi rapiscono, riescono ad emozionarmi nel profondo. Vorrei premiare quei blog che mi coinvolgono con i loro post e che contengono significati profondi, talmente profondi da non poter essere colti a prima vista. Questo vorrei premiare".

Come ogni premio che si rispetti, ha le proprie regole che sono: 
 
1. Scrivere qualche parola di ringraziamento verso il blog che vi ha assegnato il premio. 
     
Sono onorato di ricevere questo premio proprio da Hobina, perché la stimo molto come blogger sia per il buon gusto che la contraddistingue, sia perché ha il pregio di scrivere dei post che mi fanno riflettere e al giorno d'oggi è ancora importante riuscire a fermarsi e a riflettere rimettendosi in discussione.

2. Assegnare il premio a cinque blog
 
Ecco, ora vado in crisi perché come fai a citare solo 5 blog? Dunque mi perdoneranno chi non citerò: per me siete lo stesso speciali. Dovendo fare una scelta, dunque opto per consegnare a mia volta il Premio Antares a:
  1. Chagall, perché il suo blog è un mondo magico e fiabesco, dove la poesia si mischia alla fantasia e all'ironia. Mai banale, mai volgare e poi last but not least è il mio dispensatore di consigli e chicche musicali e non.
  2. Still, perché ha un mondo interiore ricchissimo e non se ne rende conto, scrive molto bene e poi mi sono innamorato di un suo precedente blog, ormai purtroppo (o giustamente) reso privato, in cui affrontava il tema di una grossa perdita improvvisa e... insomma era da pelle d'oca. Poi magari con la scusa del premio, finalmente ricomincia a scrivere.
  3. Velia, perché secondo me è un talento letterario acerbo, inoltre è un po' il mio cervello esterno, sempre disponibile, mi fa riflettere, mi riporta con i piedi per terra, è un'amica dal grande cuore e poi sarà la mia testimone di nozze con il mio piccolo RdS (che non è una radio!).
  4. Febo, perché è fresco come la brezza marina e caldo come il sole d'estate; perché ha un percorso da fare e tanti sogni da realizzare, tra cui un Amore tutto suo da trovare. Ed ho fatto pure rima!
  5. BimboVerde, perché ha il dono di mettere in foto le parole, cioè ha la capacità di scrivere per immagini e di lasciare ad ognuno la libertà di comprendere secondo la propria sensibilità e perché secondo me diventerà un fotografo famoso, quindi accorrete a comprare i suoi scatti! Comunque, secondo me nella sua vita precedente era un maestro del teatro delle ombre cinesi e raccontava storie bellissime.
Mannaggia sono già arrivato a 5, uff! E ne ho dovuto fare fuori almeno un'altra ventina di meritevoli almeno quanto questi citati. :(

3.  Spiegare quanto e perché è importante per voi il vostro blog

Questo qui non è il mio primo blog, ad occhio e croce dovrebbe essere il terzo, il primo era sulla buon'anima di Caro Diario, che di punto in bianco morì perché il proprietario lo cedette per 40 denari come Giuda. Dalla sera alla mattina divenne un sito porno con le donnine e addio post. Il secondo è quello sul Cannocchiale, che ancora esiste perché non sono riucito a fare il back up e a riportare qui tutti i miei post, che ho abbandonato in seguito ai continui disservizi. Il terzo è questo qua, poi ce ne sono stati due: uno dalla vita brevissima, nato per esigenze specifiche legato a ragioni di cuore perché mi sembrava altrimenti di essere troppo lagnoso e poi confluito in questo (be' sono stato scoperto, anche perché volevo che mi scoprisse e sì sono tanto ingenuo, ma anche no!); un altro invece su wordpress nato più che altro come prova, nella speranza che da lì si potesse fare un back up dei miei vecchi post cannocchialeschi e invece niente ed è quindi una scatola vuota e abbandonata.
Perché è importante il mio blog? Semplice! Rappresenta un percorso di crescita, una sorta di coperta di Linus che unisce il mio bisogno di comunicare, di confrontarmi, al bisogno di sfogarmi lasciando libero nel web i miei pensieri. È un po' come andare dallo psicanalista, solo che io scrivo e poi mi rileggo a distanza di tempo e cerco di capire e di capirmi. Non ho tutte le rotelle a posto e ordunque si tenta di salvare il meglio e di cambiare ciò che non mi piace di me stesso.

Ancora grazie ad Hobina per questa inattesa sorpresa. :)

venerdì 11 maggio 2012

La foschia del coraggio


Mi piace la foschia e quel modo irreale di trasfigurare la realtà, rendendo il tutto sospeso in un mondo senza tempo, un misto di realtà e fantasia. Invece, non mi piace per niente se devo guidare, ancora peggio se da foschia si passa a nebbia e tu attraversi la strada di montagna piena di viadotti. Oggi è stata una giornata di foschia. È maggio e sul cucuzzolo c'è foschia alle due e mezza del pomeriggio, mentre da marzo fino a Pasqua neanche l'ombra. Bah! Il primo pensiero che ho avuto mentre attraversavo la montagna è stato la possibilità di tirare dritto alla prima curva e di cadere giù, non tanto per la scarsa visibilità, che ad onor del vero oggi era piuttosto buona rispetto a gli ultimi quindici giorni di aprile, ma come scusa per uscire "elegantemente" di scena da un senso di pesantezza che mi avvolge da un  po', proprio come la foschia. Al ritorno, reimbattendomi di nuovo nella foschia, invece non ho potuto fare a meno di pensare che ci sono cose che pur detestando, ho fatto e le sto facendo, proprio come guidare nella foschia. Mi sono ritrovato ad ammettere con me stesso che forse ho un po' più di coraggio di quanto credessi di avere, che forse sì, insomma, non sono proprio un disastro totale e che nonostante tutto, anche quando avrei voglia di mollare, insisto ad inerpicarmi lungo la montagna perché in fondo, ma molto in fondo, un po' ci credo in me stesso e in quello che sento. Anche se spesso non mi sembra di aver fatto chissà quali progressi, anzi mi sembra di essere rimasto immobile, in realtà sono andato avanti. Non proprio spedito e sicuro come vorrei, ma almeno claudicante e con molte cadute ci sto provando lo stesso, e forse sto crescendo. Però, ripercorro per un attimo la giornata appena trascorsa e c'è qualcosa che mi disturba e mi fa saltar la mosca al naso. Ecco che allora mi accorgo che c'è tanto lavoro da fare su me stesso e che ho perso una buona occasione per fare un bel balzo in avanti. Mi sento un po' come un ladro colto sul fatto e che accampa le scuse più assurde. Non ho accampato scuse, ma ho taciuto e questo è anche peggio. Sì, tacere, non prendere posizione, non agire, distogliere lo sguardo da un'altra parte, fanno tutti parte della stessa medaglia che è l'indifferenza. L'indifferenza crea danni, ed io ho fatto un grosso autogol lasciandomi scivolare via quell'omofobia velata non rivolta a me, ma ad uno sconosciuto. Quell'omofobia bieca e italiota che nasce dall'ignoranza. Sono stato preso alla sprovvista e non sono intervenuto. Per carità, niente di grave. Dando il giusto peso alle parole, si potrebbe bollare il tutto tra le battute infelici e mal riuscite. Ciò non toglie il fatto che mi senta un po' un verme per non avere avuto quella prontezza di spirito a controbbattere e a far sentire miseri chi le ha fatte. Ho un dubbio. Se più che prontezza di spirito, si fosse trattato di paura? Paura di essere bollato come qualcosa di brutto, sporco, di inferiore o più semplicemente per evitare rappresaglie o grattacapi? Forse non sono ancora abbastanza forte per riuscire ad affrontare al meglio tutto questo, non ho ancora abbastanza coraggio per ribellarmi anche a questo.
Mi sa che devo ancora lavorare molto sia su questo aspetto e sia su altri aspetti, se voglio essere una persona migliore di quella che ancora non sono. Devo farne tesoro, per essere pronto alla prossima occassione, sperando che non ci sia più bisogno di difendersi.

giovedì 10 maggio 2012

Invece di dormire, scrivo post senza senso come questo qua


Dovrei raccontare del fatto che lunedì sono stato a Roma, anche se in realtà mi sembrava di stare in Sardegna visto la moltitudine di sardi in circolazione. Dovrei raccontare del mio ormone impazzito per, in rigoroso ordine cronologico: uno steward moro, subito dimenticato per un biondino dagli occhi azzurro cielo, giuro che per una micro frazione di secondo mi sono perso nei suoi occhi ed ho pensato che fosse venuto a salvarmi da quella bolgia infernale, infatti poi ho distolto lo sguardo in cerca del suo destriero bianco pronto per salirci su in groppa e cavalcare verso il tramonto, per vivere insieme per sempre felici e contenti for ever and ever, in realtà figurati se quello guardava proprio me e poi a pensarci bene quell'orecchino sbrilluccicoso lo faceva sembrare un po' un tamarro, quindi, poi mi sono innamorato del fascino della divisa e quindi del capotreno brizzolato, subito tradito col turista biondo miele-rossiccio del nord-est europa, con una compagna altrettanto figa giusto perché dio li fa e poi li accoppia e non puoi non pensare che da due genitori così, non possano che venir fuori dei bambini bellissimi. A dir la verità, sono state delle meteore, carucce ma pur sempre meteore e che probabilmente a rivederli ora potrei anche trovarli repellenti (tranne il turista che era proprio bon... pardon carino). Dovrei raccontare di come pur amando la compagnia, avrei preferito viaggiare da solo per potermi gustare il viaggio meglio, con i miei tempi, i miei sensi e con quell'impagabile libertà che si ha, zigzagando senza meta, facendosi trasportare dai propri sensi inseguendo una chimera di stimoli, senza pensare a niente, guidati dall'istinto incosciente. Dovrei raccontare dei miei altalenanti sbalzi d'umore, di come sia masochista e mi ostini a starci male. Dovrei raccontare di quel perenne senso di assenza che mi condiziona, quel senso di incompletezza che mi fa vivere a metà, di come mi aggrappi scioccamente a stupide infantili speranze perché altrimenti mi sento di affogare. Dovrei raccontare di quanto mi senta avvilito di essere un completo fallimento, di quei discorsi che all'apparenza non mi scalfiscono più di tanto e invece mi distruggono. Dovrei parlare di come riesco a recitare bene senza il minimo sforzo, mi sa che dovevo fare l'attore, se solo fossi bello potrei ancora farlo; di come basta una cravatta viola, un po' di gel e un sorriso falso per accontentare e mettere a tacere elegantemente il volgo. Dovrei parlare della sodade, del fado, della nostalgia e di tutto quell'insieme indistinto che si è aggrovigliato in gola e non va né su e né giù. Dovrei parlare della paura che mi assale ogni volta che penso che sia troppo tardi; di quella voglia di cancellare ogni testimonianza della mia esistenza virtuale e reale perché mi pesa questa forma di stallo in cui mi trovo. Dovrei scrivere di come pur trovandomi in un posto incantevole e dannatamente romantico, con tanto di luna, stelle, brezza, scroscio d'acqua, gracidar di rane e frinir di grilli mi sia sentito più solo del solito, incompleto e micidialmente infelice tanto che mi è sembrato di dissolvermi come la ninfa Eco. Non riuscendo a scrivere niente di tutto ciò, se non una massa di cazzate pazzesche e confusionarie, non riesco a capire in che direzione vado e fin dove posso spingermi. Penso e ripenso al fatto che sono diversamente felice o più semplicemente diverso, anche se non mi è del tutto chiaro il significato della parola diverso, ma suona bene. Credo. Non saprei.

Per questo post si consiglia l'ascolto della traccia nascosta Prickly Pear dei Portico Quartet, inserita nell'album Knee-deep In The North Sea del 2007, purtroppo il codice per incorporarlo è stato disattivato, ma è la colonna sonora ad hoc per il mio stato d'animo diverso.

giovedì 3 maggio 2012

Metti che...


Metti che la sveglia non suona e già la giornata inizia malissimo. Metti che a svegliarti non è il dolce canto degli uccellini, ma un assordante frastuono persistente (che ve possino...). Metti che hai un'emicrania fortissima e vorresti tagliarti la testa. Metti che per studiare una pagina impieghi il triplo del tempo rispetto al solito, sei indietro rispetto la tua tabella di marcia e non sai a quale santo votarti per recuperare. Metti che ti senti stanco e non puoi permetterti il lusso di riposarti un po'. Metti che arriva l'ennesimo invito all'ennesima festa pallosissima a cui non vorresti partecipare manco morto, ma alla quale sei obbligato a partecipare a causa degli obblighi intrinseci del tuo ruolo di rappresentanza (sgrunt!). Metti che hai caldo per stare in jeans e camicia, ma hai freddo per stare in maglietta e pantaloncini. Metti che hai delle occhiaie per le quali potresti fare da nuovo testimonial del wwf perché puoi essere scambiato tranquillamente per un panda (singh!). Metti che hai voglia di gettare la spugna e sfanculare l'intero universo perché odi il "mondo intero" (tanto ormai!)
Poi leggi una mail di un carissimo amico e magicamente ti riappacifichi col mondo intero e finalmente riesci a vedere una luce. Certo, pensi che esagera un po', che forse il caldo gli ha dato alla testa e che è un po' troppo ottimista sulle tue capacità tanto da sopravvalutarti. Nonostante tutto, però, gli sei grato perché ha acceso la luce, hai sentito il calore del suo abbraccio di cui avevi assolutamente bisogno e pensi che nonostante tutto, al di là di come andrà a finire e i metti che, oggi ti senti proprio un ragazzo fortunato. 
Grazie Stè!

martedì 1 maggio 2012

Un po' di coccole non guasterebbero


Quella appena passata è stata una settimana piuttosto pesante, a cui si aggiunge pure un sabato pomeriggio e una domenica in cui speravo in un po' di riposo ma a quanto pare alla fine ho fatto di  tutto tranne che riposarmi, complice il fatto che sono tornati a Palazzo, per una brevissima vacanza, il Genio e consorte. Alla fine, quel po' di vantaggio che ero riuscito a guadagnarmi, sudando le fatidiche sette camicie, è andato a farsi benedire e ora son di nuovo indietro e mi tocca rimboccarmi di nuovo le maniche. E va be', capita! Mi consola che questa settimana procederà senza grossi affanni, per poi culminare in una domenica sera in viaggio e una settimana successiva, per non dire tutto il mese, in un bel periodo no stop bello ricco di impegni belli tosti. 
In fin dei conti, non mi dispiace avere tanto da fare perché sì, sarà stressante e tutto quello che vi pare ma tutto ciò ha l'indubbio vantaggio di soffocare sul nascere paturnie e paranoie varie perché non c'è tempo per rimurginarci sopra. 
Anche se prima di dare il via a questo tour de force, un bel po' di coccole non guasterebbero mica. Spero di poter recuperare in futuro con gli interessi e gli arretrati con RdS; nonché poter festeggiare il 1° maggio da lavoratore piuttosto che da disoccupato.


Dammi passione,
anche se il mondo non ci vuole bene,
anche se siamo stretti da catene
e carne da crocifissione.

Presto noi sogneremo,
distesi al sole di mille primavere,
senza il ricordo di questa prigione,
di un tempo lontano ormai.

Abbracciami e non lasciarmi qui,
lontano da te,
abbracciami e fammi illudere,
che importa se questo è il momento in cui tutto comincia e finisce
giuriamo per sempre però,
siamo in un soffio di vento che già se ne va.


C'erano le parole,
c'erano stelle che ho smesso di contare,
perso nei giorni senza una ragione,
nei viaggi senza ritornare.

Ora tu non spiegare,
tanto lo sento
dove vuoi il dolore,
quando la notte griderà il mio nome
nessuno ricorderà.

Abbracciami e non lasciarmi qui,
lontano da te,
abbracciami e fammi illudere,
che importa se questo è il momento in cui tutto comincia e finisce
giuriamo per sempre però,
siamo in un soffio di vento che già se ne va.
Siamo in un soffio di vento che già se ne va.

Neffa (Passione - Ep: Passione - Anno: 2007)