sabato 25 giugno 2011

La stupidità all'ennesima potenza è:


Ingannare il tempo passeggiando per il corso principale della città. Guardare le vetrine. Entrare in libreria per curiosità. Aggirarsi tra gli scaffali. Illuminarsi pensando "per il Mio Piccolo Raggio di Sole sono perfetti, devo comprarglieli assolutamente!". Impulso irrefrenabile all'acquisto e chissenefrega se sono quasi al verde e venerdì parto per Roma per il concorso. Farsi prendere dall'entusiasmo. Andare alla cassa a colpo sicuro marciando trionfalmente. Fremere dalla gioia  "perché gli piaceranno sicuramente!". Chiedere alla commessa di fare un bel pacchetto regalo. Prima è d'obbligo scrivere due dediche perfette: una cazzeggiona e una romantica. Sicurezza a gogò. Ispirazione al massimo. La penna scivola da sola come non mai. Soddisfazione e compiacimento. Scegliere con cura maniacale un bel biglietto d'auguri di buon compleanno perché non c'è due senza tre. Immaginarsi la sua faccia sorpresa e i suoi occhi felici mentre scarta il pacchetto. Non star più nella pelle. Rimbrottare la commessa che non ha saputo fare il pacchetto. Invitarla a rifarlo perché tutto deve essere perfetto per il Mio Piccolo Raggio di Sole. È la prima volta che sono così stronzo con una commessa ma per il Mio Piccolo Raggio di Sole voglio solo il meglio. Complimentarmi con la commessa perché questa volta ha proprio fatto un bel lavoro. I migliori soldi spesi nella mia vita finora. Felicità alle stelle. Esco col mio bel pacchetto e gelosamente lo custodisco come fosse un tesoro prezioso: una cosa solo mia e sua, una cosa nostra. Varco la soglia col cuore stracolmo di gioia. Non vedo l'ora di darglielo: oggi è il suo compleanno e voglio fargli una sorpresa. 
Pochi passi, mi fermo e realizzo che la tragedia dietro l'angolo è diventata realtà: grazie a me l'artefice  sprovveduto di tutto.
Sbiancare. Farsi prendere dall'agitazione. Rendersi conto di avere commesso una cazzata grossa come l'Everest. Irrigidirsi. Mi manca l'aria. Voglio solo morire. Il mondo gira troppo in fretta per me ed io non so se scendo. Non vedo più niente. Perché la terra non si apre e non mi inghiotte? Stupido, stupido, stupido. Sono mortificato. Mi sono ricordato di un dettaglio fondamentale. Dovevo pensarci prima. Sono un Idiota con la i maiuscola! Come ho fatto a dimenticarmene? Ho comprato un regalo per il compleanno del Mio Piccolo Raggio di Sole, peccato che Lui mi abbia resettato completamente dalla Sua Vita. Mi crolla il mondo addosso. Maledico il mio istinto. Scemo, scemo, scemo: gli ho comprato un regalo e non stiamo insieme e né mai potrà accadere. Sfigato di un innamorato non ricambiato. Mi gira la testa. Le tempie mi battono forte. Che cos'ho fatto? Il cuore si blocca. Mi si gela il sangue delle vene. Ho freddo e fuori ci saranno 40 °. Non capisco più niente. Sono impazzito. Attraverso la strada senza guardare. Rischio di essere investito. Sono sconvolto. L'auto inchioda in tempo, l'autista incomincia ad imprecare ma appena mi vede in faccia si blocca e mi guarda come se fossi un alieno. Si vede che non ho una bella cera. Ritorno per un attimo lucido. Mi scuso farfugliando qualcosa e dicendo che la prossima volta farò più attenzione. Scappo. Troppa gente assiste alla scena. Ho il viso in fiamme e gli occhi lucidi. Mi incammino velocemente verso l'autostazione. Voglio solo andare via, lontano da tutto e da tutti anche da me stesso. Il passo più veloce del solito, le braccia pesanti e il pacchetto che pesa come un macigno. Arrivo, mi siedo e prendo fiato. Guardo il pacchetto, lo giro e lo rigiro: in sé racchiude la mia infinita felicità e il mio infinito dolore. Che fare? Arriva l'autobus. Non posso regalarglielo. È troppo umiliante per me. E poi che razza di regalo è due libri? Come mi è venuto in mente? Che stavo pensando mentre li accarezzavo e mi inebriavo del profumo della carta stampata? Sciocco, sciocco, sciocco. Rimbomba nella mia testa quelle cinque parole pesanti, quelle cinque coltellate: "Non è così che funziona". Recito a memoria le parole che scolpiscono il mio dolore:  "L'amore non funziona così, l'amore è chimica, è biologia, è odore, è sguardo, è senso, è crampo, è pelle...Tutto il resto, se prescinde dal corpo, è sentimento, è affetto, è amicizia". Se capisse che quello che provo è reale, è puro, è inarrestabile e non frutto di un capriccio o di una cotta o di una sua immagine perfetta e idealizzata... Non posso obbligarlo ad amarmi se non mi ama, ma Lui non può obbligarmi a non amarlo, a non pensarlo e a non starci male lo stesso: ho il diritto di vivere quello che sento. E scusa tanto se non ci riesco, non sono pronto a resettare come se non fosse successo niente come se non provassi niente. L'autobus sta per ripartire. Non posso inviargli il mio pacchetto col nastrino rosso. Non posso darglielo. Non voglio farlo sentire in obbligo verso di me. È un problema Mio non Suo. Non posso portarlo a casa: mi peserebbe, sarebbe il segno evidente delle mie "colpe" e poi era per Lui e non per Me. Mi punisco ogni giorno non è il caso di alimentare ulteriormente il mio masochismo. Pochi attimi, se non mi sbrigo l'autobus partirà senza di me. Cerco di fare un profondo respiro. Non ho più tempo. Non so che fare. Vedo un cestino. Tentenno. Penso che: sarebbe stato felice, mi sarebbe piaciuto vederglielo scartare, vedere il suo viso con un grosso punto interrogativo per l'accostamento un po' azzardato dei generi. Chissà se avrebbe capito al primo colpo il perché dei due antitetici generi e avrebbe capito le dediche e gli inviti velati? Devo andare. Non posso più dringolare. Butto il mio adorato-odiato pacchetto nel cestino, senza voltarmi, prima che mi esploda tra le mani, corro come se avessi alle calcagne dei cani feroci e prendo al volo l'autobus. Le porte si chiudono dietro di me. Vidimo il biglietto. Ho gli occhi lucidi e forse la faccia stravolta e distrutta di chi ritorna perdente dal campo di battaglia.  "È colpa dell'eccessiva polvere e del troppo polline. Sono allergico!", mi giustifico con gli altri passeggeri come se ce ne fosse bisogno. È una bugia che mi racconto anche perché non sono allergico né alla polvere e né ai pollini. Fingono di credermi, forse più per compassione che per altro. Che poi chissenefrega di quello che pensano! L'autobus sfreccia e riprende la sua corsa. Ho il cuore gonfio di lacrime. Tanta amarezza. Non so se sono lacrime o gocce di sudore. La mia stupidità è infinita. Ho il cuore a pezzi. Non sento niente se non il vuoto che mi circonda. Ho la morte nel cuore.

10 commenti:

  1. Non vorrei rigirare il coltello nella piaga, ma penso che avresti fatto bene a fargli avere il regalo comunque. I regali spesso sono fonte di benessere più per chi li fa che per chi li riceve, avresti fatto una cosa bella per te. Chissenefrega di quello che avrebbe potuto pensare RdS.

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  2. Io glielo avrei fatto avere comunque, concordo con Edgar. E penso anche che tu ti punisca davvero troppo...

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  3. @ Edgar: semplicemente non avrei dovuto proprio comprargli un regalo, al massimo se non avessi scritto le dediche li avrei potuti abbandonare sulla panchina sotto forma di bookcrossing, ma darglielo mai perché l'avrei fatto sentire in obbligo e non mi va.

    @ Ele: a volte non mi punisco mai abbastanza, visto la mia propensione alla recidività nel commettere errori.

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  4. Si Principe, forse non avresti dovuto ma, una volta che lo avevi comprato avresti dovuto darglielo (come dice Edgar più per te stesso, la penso anche io in questo modo).

    Un gesto di affetto nei confronti di chi non ci ricambia in una società stereotipata come la nostra viene preso come un atto di dabbenaggine; io invece lo vedo come un gesto puro, non legato alle convenzioni.

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  5. Forse avresti potuto darglielo lo stesso, ma capisco il tuo stato d'animo..

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  6. Condivido sul dare cmq il regalo. Anch'io mi smangio sempre il fegato coi miei pensieri quando devo fare una cosa, a volte vorrei essere più istintivo e pensare meno: un rifiuto può fare male, però è una risposta definitiva, che può far soffrire, anche tanto, ma la metabolizziamo prima o poi... I ns pensieri sn sempre li finiscono per farci impazzire... :/

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  7. @ Faber, Still e Miky: probabilmente se l'avesse fatto una terza persona sarei d'accordo con voi, ma ho avuto paura che un gesto semplice e spontaneo fosse interpretato male, come una forma di aspettativa o peggio ancora scambiato come un gesto di "superiorità morale". Non sono entrato nel negozio con l'idea devo comprargli un regalo, ho visto due cose che avrebbero potuto fargli piacere e le ho acquistate senza pensarci due volte, se avessi ragionato prima non l'avrei fatto.

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  8. Hai fatto bene, anche a me è capitato di fare una cosa simile, però non mi sono fermato in tempo.
    Il libro non l'ha accettato, pensavo di spedirglielo ma almeno questa me la sono risparmiata; è ancora in un angolo, buttarlo mi spiace, pensavo di tagliare la dedica e lasciarlo a qualcuno.

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  9. @ Anonimo: puoi sempre fare del book crossing, una volta tolta la dedica. Ma sei sicuro di farcela?

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  10. Be', la voglia di archiviare la storia ma conservare quella dedica e non buttare il libro supera tutto il resto e non c'è nessuna alternativa, quindi sí, ce la farò. :-)
    In effetti devo ancora decidere se venderlo al Libraccio o lasciarlo in un angolo in cantina dove non lo rivedrò mai piú; il bookcrossing no, che poi magari mi metto anche a seguirne le peripezie per il mondo.

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