Mi rendo conto più che mai, in questo mio voler voltar pagina a tutti i costi, che spesso e volentieri mi assale la frenesia dell'impazienza. Sarà che ho consumato molta pazienza in passato e forse adesso non ne ho a sufficienza, ma mi piacerebbe molto poter riuscire ad accorciare i tempi indefiniti, quelli che a causa dell'alea non posso calcolare con precisione. Proprio qui, il mio essere economista e perfettino esce fuori ed ha un certo disappunto; di conseguenza spesso mi trovo a sbruffare un po', perché non mi va giù dover aspettare e non sapere neanche quando. Praticamente avrei bisogno che il tempo si adegui alle mie esigenze e che quindi in questo periodo corra più in fretta possibile, per poi magari più in là rallentare. In un certo qual senso mi assale la stessa impazienza che si aveva quando si era piccoli e si voleva crescere in fretta, perché l'etichetta di piccolo non si cuciva addosso a chi già si sentiva grande dentro, ma fuori e per il mondo evidentemente non lo era. Ecco, io mi sento proprio così: mi ritrovo a saltellare prima su di una gamba e poi su di un'altra ogni volta che faccio qualsiasi cosa, come se muovendomi senza sosta per analogia si muova il mondo più in fretta; come se così facendo arrivino prima le risposte che cerco. Quindi mi capita di inviare un cv e di volere una risposta celere di qualsiasi tipo; di andare in palestra diligentemente e con impegno e di voler vedere l'ago della bilancia immediatamente scendere in fretta; di aspettare la telefonata di un'amica, che puntualmente perde il mio numero di cellulare e ogni volta devo rimandarglielo tramite facebook, perché deve pormi delle domande urgenti di vitale importanza (che puntualmente sono stupidaggini colossali, ma va be' quello è un altro discorso); di voler sapere se una flebile speranza può diventare o no una certezza... Non so spiegarmi questa mia impazienza, a dire il vero non so spiegarmi neanche il mio continuo buon umore che a tratti potrei quasi definire irritante. Non so se sia più voglia di cose belle, di riappropriarmi della mia vita (ma poi perché riappropriarmi, in fondo è sempre stata mia), di speranza, di sogni, di idee, di progetti o semplicemente voglia di correre e di non fermarsi più perché poi se mi fermo, mi accorgo che per quanto mi sforzi mi fa ancora troppo male e allora sì che son perduto. Perduto sì, perché se poi basta scrivere un commento "scemo" ad un concorso altrettanto "scemo" e sentirsi sul punto di crollare all'improvviso, solo perché le dita hanno pigiato i tasti della tastiera del pc più velocemente del mio cervellino, che funziona lentamente grazie alla corsa del cricetino nella ruota, rivelando cose che non direi neanche sotto tortura soltanto per non essere preso per scemo... Non vorrei che questa mia impazienza sia in un certo qual senso nociva perché prematura, in fondo ogni cosa a suo tempo. Però, mi viene in mente il mandarino cinese che prese il suo sgabello e si sedette ad aspettare per novantanove notti sotto la finestra della cortigiana di cui era innamorato, alla centesima lei sarebbe stata sua per sempre, ma il giorno prima del centesimo, mise lo sgabello sotto il braccio e se ne andò. Ecco a me non va proprio giù dovermi fare tutti e novantanove giorni ad aspettare per poi poter capire cosa sia più giusto per me, non sarebbe meglio capirlo subito ed impiegare poi quel tempo a realizzarlo?
[...] Well you said that we would still be friends [...]
Now you’re just somebody that I used to know [...]
Ps: Ecco, magari se mi mandate il ragazzo con la barba ad insegnarmi ad essere paziente, prometto di smettere di essere impaziente e mi do una calmata, anche perché ci farei tante cose che ciao proprio! Comunque sono proprio bravi.
A me il tuo commento piace. XD
RispondiEliminaE una certa età uno qualche soddisfazione la vorrebbe, barbe comprese.
XD
EliminaComunque, a me pare tu abbia un coraggio enorme a parlare così sinceramente di te.
RispondiEliminaIo non ci riuscirei mai. Complimenti :*
Sul web mi viene un po' più semplice anche perché lo scopo del mio blog è appunto capirmi di più e confrontarmi, nella vita reale invece faccio difficoltà ad aprirmi perché sono molto riservato. Baci! :*
EliminaUna cosa in comune ce l'abbiamo: l'impazienza.
RispondiEliminaNon so se è un vizio od una virtù, ma certe volte penso che sia la seconda ipotesi: quasi tutte le volte che ho preso una decisione al volo è sempre stata "un'ottima volta" " un'ottima scelta". E se tu ora sei così, mi sorge il dubbio che sia per sfuggire subito al 2012, ai mesi trascorsi, ai dolori interni. O no?
Ho letto quanto hai scritto nel commento: bellissimo invece, perchè dimostra quanto desiderio di paterntà ci sia in un gay, a differenza di "nostra madre chiesa" che afferma tutto l'opposto.
Forza è l'anno buono Fracesco:-*
Grazie Dario! Un abbraccio. :)
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