venerdì 3 maggio 2013

Tiempo y Silencio


C'è stato un tempo in cui il suo scandire era regolato dagli impegni scolastici, poi nel misurarlo subentrarono le lezioni universitarie e gli esami. Non esisteva un ieri, un oggi o un domani, non esistevano le stagioni, ma esisteva un tempo che intercorreva tra un esame ed un altro. Il mio ieri era l'esame appena superato, il mio oggi quello che stavo preparando, il mio domani quello successivo che avrei preparato. Poi è arrivato il tempo della tesi e il tempo era scandito da quanto tempo passava tra un messaggio, una mail, un sms e l'altro. Se ancora ci penso, mai unità di misura del tempo è stata così dolce e bella allo stesso tempo: mi sentivo Vivo! Poi ho terminato l'università, il tempo era scandito da quanto i miei sforzi mi avvicinassero o meno al mio obiettivo da raggiungere, ossia, ciò che credevo fosse la  mia Felicità. Quando poi è morta quella Felicità, è stato come se qualcuno avesse fatto cadere una tessera del domino e avesse dato inizio ad una serie a catena che portava a far cadere altre tessere in successione più frequente, una dietro l'altra, rendendo vani tutti i miei sforzi. All'improvviso non si è rotto solo il mio mondo, si è rotto anche il mio orologio, quello che segnava i ritmi, quello che scandiva il tempo. Ma siccome "poi si muore un po' per poter vivere" mi sono buttato sulla prima cosa che capitava a tiro. Ho iniziato a contare il tempo partendo dal giorno più brutto della mia vita, quello in cui ho perso ciò che credevo fosse la mia possibilità di essere Felice. Ovvio che un modo del  genere di contare il tempo risulta fazioso: primo perché i giorni si assomigliano tutti, soprattutto quelli brutti, secondo perché non c'era differenza tra quello precedente e quello successivo, ma solo dolore, infinite domande senza risposta, dubbi e dure recriminazioni verso me stesso. Non essere amati per l'ennesima volta  come si vorrebbe, fa sempre troppo male. Probabilmente, in futuro, ce ne saranno altri di giorni brutti che sgomiteranno tra di loro per conquistare l'ambito titolo del giorno più brutto della mia vita, proprio per evitare una possibile confusione futura ho smesso di contare il tempo. Ho smesso di contare il tempo, anche perché quando ogni giornata è la fotocopia di quella precedente e di quella successiva, non ha poi molto senso contare. Ho provato ad utilizzare altre unità di misura, tipo tra un colloquio di lavoro ed un altro, ma era (è) una beffa troppo grande per poter funzionare. Ho provato a sforzarmi di usare la felicità come discriminante tra ieri, oggi e domani; ma quando si è nelle mie condizioni in cui la felicità è solo un segno grafico, un insieme di caratteri che digito su una tastiera che rimanda ad uno schermo, non ha proprio senso come unità di misura del tempo. Allora ho adottato come unità di misura la mancanza. Peggio che andar di notte, se tra un colloquio e un altro il tempo risultava lentissimo se non immobile; con la mancanza accelerava vorticosamente facendomi invecchiare precocemente. Ho smesso semplicemente di contare il tempo, ma il tempo non ha smesso di correre lo stesso. Per me ormai non ha più importanza: ho fatto tabula rasa di tutto ciò che si poteva distruggere, ho nascosto tutto ciò che non si poteva distruggere ed ho lasciato spazio al silenzio. Quel silenzio feroce che ti svuota e ti lascia stremato, quello che se ti alzi la mattina dal letto perché sei vivo o non ti alzi dal letto perché sei morto non fa alcuna differenza. Futuro, presente, passato sono privi di significato perché fusi in giorni tutti uguali che non ha senso contare. Ho lasciato inalterate le apparenze più che per me stesso, per non dar peso agli altri. Ho lasciato che un velo di silenzio mi ricoprisse tutto come un sudario, in fondo anche se non sono morto, è come se lo fossi già.


Una casa en el cielo
Un jardín en el mar
Una alondra en tu pecho
Un volver a empezar

“Un deseo de estrellas
Un latir de gorrión
Una isla en tu cama
Una puesta de sol”

Tiempo y silencio
Gritos y cantos
Cielos y besos
Voz y quebranto

Nacer en tu risa
Crecer en tu llanto
Vivir en tu espalda
Morir en tus brazos

Tiempo y silencio
Gritos y cantos
Cielos y besos
Voz y quebranto

Una casa en el cielo
Un jardín en el mar
Una alodra en tu pecho
Un volver a empezar

“Un deseo de estrellas
Un latir de gorrión
Una isla en tu cama
Una puesta de sol”

Tiempo y silencio
Gritos y cantos
Cielos y besos
Voz y quebranto

Gritos y cantos
Cielos y besos

Voz y quebranto

Cesária Évora (Tiempo y Silencio - Album: São Vicente di Longe  - Anno: 2001)

9 commenti:

  1. Ma anche così, lo sai che rimani il mio caro principe, vero? Non vale nulla, però lo sai.

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  2. Aspetta che mo' m'incazzo. No, dico, e noi? Credi che i giorni si assomiglino tutti solo perché non hai il Grande Amore Della Tua Vita? E allora che fai, butti chi ti vuole bene nella raccolta differenziata del TempoPocoImportantePerchéTuttoUguale??? Non credi che chi ti vuole bene ha diritto a vederti ALMENO più combattivo??
    Non è vero che hai fatto tabula rasa, perché io c'ero e ci sono ancora. E ci sarò per te che tu lo voglia o no!

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    1. Sono stanco di combattere e poi per chi dovrei farlo? Non di certo per me.

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    2. Se non vuoi farlo per te, allora fallo per chi ti vuole bene (io, ad esempio!)

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  3. Com’è difficile respirare, creatura meravigliosa, quanta lotta c’è per ogni alba che presenta il giorno davanti.
    Si spera di trovare parole tonificanti, una mano protesa verso la propria anima, ma basterebbe la presenza di un amore a tonificare il tutto.
    L’unica cosa che invece avvertiamo è il sentirsi diverso perché percepiamo una sottile disperazione nella “fatica di vivere”. Questa però non è una sconfitta, non ci identifica tra i perdenti o disperati, ma è solo come percepiamo il mutevole, volubile, instabile presente.
    La vita è veramente capita e accolta non solo quando la si celebra, ma anche quando essa diventa sorgente di riflessione e ascolto, quando è sofferta e difficoltosa, perché ne sentiamo comunque il suo trascorrere, e questo scorrere ci forgia anche inconsapevolmente, ci plasma e ci trasforma, amplifica la sensibilità del cuore.
    Spero sinceramente che presto questa situazione cambi e tu possa misurare il tempo con gioia e serenità.
    Baciuz Rita

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  4. A parte che sono assolutamente d'accordo con il commento di Velia, mi vien da pensare, guardando o intravedendo un risvolto positivo che tu, come morto che cammina, sei più libero di tanti altri, legati da maschere e catene sociali. La morte come liberazione non è certo una novità, quindi sii libero e sfrutta questo tuo stato per rialzarti più nuovo e felice. Soprattutto più sereno. Giusto ora è rispuntato fuori il sole...

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