Avrei un sacco di cose da raccontare. Potrei scrivere di come procede il corso d'inglese e di come sia buffo parlare di nuovo al telefono con la tua amica confrontandosi sui relativi esercizi svolti. Potrei parlare della frenesia e dell'adrenalina nell'organizzare un piccolo viaggio e di come cambi la prospettiva il doverlo fare in compagnia. Potrei parlare dell'e-mail che giace immobile tra le bozze da più di cinque giorni e che continuo a cancellare/modificare/riscrivere ossessivamente e di come non mi decida a pigiare il bottone invia. Potrei parlare del mio "masochismo" e della rinuncia a un mio quarto di giudizio, del mio labbro tumefatto e della mia bocca che ha visto tempi migliori, che poi la mia preoccupazione principale è quella che non potrei baciare come si deve ed è buffo perché chi vorrei baciare non è che sta poi proprio dietro l'angolo e poi tanto non succederebbe così facilmente, però so' scemo e mi ripeto che non si sa mai e bisogna essere sempre pronti! Potrei parlare di come il tempo mitighi i ricordi e in alcuni casi li stravolga in maniera paradossale e poi c'è chi si offende se si portano prove e fatti che dimostrano come la realtà sia stata tutta un'altra cosa. Potrei parlare di quanto sia patetico. Potrei parlare del come mi sia sentito per la prima volta a Casa, in un luogo che dista dalla mia vera casa ben 1.974 chilometri, sempre se google maps non mente, e di come continui a non sentirmi a Casa. Potrei parlare delle distorsioni visive della gente o delle strane sostanze che ingeriscono per partorire boiate che non stanno né in cielo e né in terra, anche quando si tratta di complimenti: secondo me hai perso come minimo 13 chili! Potere di una maglietta nera! Che poi mi vorresti dire che io sarei obeso??? Potrei parlare dell'essere incompleto, di quei pezzi che cerco di mettere a posto e che purtroppo mancano. Potrei parlare del terremoto che provoca una frase innocente e piena d'Amore come: «La mente è andata ad una sera di qualche anno fa, un piccolo tavolo apparecchiato per due con una grande foglia verde a fare da fondo e decorazione ai grandi piatti bianchi, e una miriade di piccoli cuori rossi sparsi nel tavolo. Mi pareva quasi di osservare la scena di un film, se non fosse per i due occhi chiari che mi guardavano amorevoli dall'altra parte del tavolo e mi hanno ricordato che anche quello è un frammento della mia vita ormai passato» che il tuo unico neurone superstite ha ricollegato e incasellato e che non riguarda te, ma sai chi riguarda con una probabilità che sfiora la certezza e a te viene il magone a pensarci. Potrei parlare di speranze che entrano ed escono dal coma vegetativo. Potrei parlare dell'abisso che esiste tra la realtà e tra come vorrei che in realtà fosse. Potrei parlare delle sorprese che la vita ti offre sottoforma di parole inaspettate e che non avrei mai immaginato che fossero dirette a me. Potrei parlare del fatto che non sono abbastanza duro con me stesso come un tempo, e invece dovrei esserlo. Potrei parlare di quanto sia dura l'assenza, la lontananza, di quanto mi pesi il silenzio e della faticaccia che faccio per non dare spazio alla mia impulsività perché so che potrebbe avere effetti non (s)graditi. Potrei parlare dei miei alti e dei mie bassi. Potrei parlare della soggettività delle paure e di come non mi capacito che la gente si preoccupi più del dolore fisico che non di quello dell'anima: un antibiotico, un analgesico e col primo sei a posto, ma per il secondo? Che fai? No, no, il primo si gestisce più o meno facilmente, il secondo è una tragedia. Potrei parlare del fatto che sabato è il compleanno di M. e che io invece sto facendo il count down per fine giugno per il compleanno di RdS: perché vorrei che fosse speciale così com'è speciale lui per me. Potrei parlare di quanto sia fuori di testa se ogni volta che c'è qualcosa di importante mi volti per cercarlo e invece giustamente c'è solo il nulla. Potrei parlare di tutte le volte che mi interrogo se sta bene, mi domando chissà che cosa sta facendo e se magari mi pensa un po'. Potrei parlare dei miei repentini sbalzi d'umore. Potrei parlare di quanto sia difficile e brutto guadarsi dentro con la voglia di fare un percorso verso la felicità. Potrei parlare dei viaggi degli altri, precisi ed efficienti come orologi svizzeri, e del mio che non vuole proprio saperne di decollare. Potrei parlare di tutto quello che mi avvelena il cuore, di quel sentirmi soffocato ed impotente, dell'amarezza che si annida nei mancati successi. Potrei parlare della paura di arrivare troppo tardi, di perdermi qualcosa lungo il tragitto, di non esserci, la paura di non essere in grado di renderlo felice. Potrei parlare di tutte quelle volte che mi sento soffocare, in apnea, chiuso in un telo, intrappolato in una vita che non è la mia, in un ruolo non mio. Potrei parlare di questo e di molto altro o più semplicemente potrei parlare del nulla come ho appena fatto e della goccia che scava il solco nell'anima mia.
Moving down the fuselage
toward the open door
catch you looking down outside
to see what lies ahead.
One by one
you watch them fall
fall through cloud.
One by one
you watch them fall
no idea where they're going
but down.
Where they've gone.
Where they've gone.
Watching as the sun goes down
I sit inside this plane
notice how the city lights
are like the nerves inside the brain
One by one
they're going out
you watch them dim.
One by one
you watch them fall
and wonder where they're falling to.
toward the open door
catch you looking down outside
to see what lies ahead.
One by one
you watch them fall
fall through cloud.
One by one
you watch them fall
no idea where they're going
but down.
Where they've gone.
Where they've gone.
Watching as the sun goes down
I sit inside this plane
notice how the city lights
are like the nerves inside the brain
One by one
they're going out
you watch them dim.
One by one
you watch them fall
and wonder where they're falling to.
Peter Gabriel (The drop - Album: Up - Anno: 2002)