lunedì 11 febbraio 2013

Carnevale e quella volta che...


  • Avevo 6 anni ed ero orgogliosissimo del mio vestito da piccolo carabiniere che aveva cucito con tanto amore mia madre. Ricordo che a scuola facemmo una piccola festa in maschera, il mio vestito ebbe talmente successo che fui "rapito" da un branco di suore adulanti che mi tennero lontano dal vero cuore della festa:  le lodi mi piacevano ma erano degli adulti, non dei miei coetanei, io volevo solo giocare con gli altri bambini ed essere uno di loro.
  • Sempre quell'anno, c'era il sole e non faceva chissà quanto freddo, passeggiavo con mia madre, mano nella mano, pavoneggiandomi, tirando coriandoli e stelle filanti, finché sul corso principale non fummo circondati da un gruppetto di ragazzini. Oggi li chiameremo bulli, all'epoca forse neanche si conosceva il termine, prima che mia madre riuscisse ad intervenire, una ragazza vestita da gitana, una sbandata di cui anni dopo si sarebbe occupato anche Chi l'ha visto?, mi toccò la faccia con le mani ricoperte di schiuma. Non vedevo più niente, avevo gli occhi rossi e irritati. Ci volle un bel po' affinché mi passasse il bruciore agli occhi, che scherzo del cavolo!
  • Avevo 7 anni, un mio compagno di scuola faceva una festicciola di compleanno e di carnevale. Era la mia prima festa e feci una faticaccia per convincere i miei a darmi il permesso per andarci. Mi accompagnò mio fratello, ero emozionatissimo perché ero molto timido e speravo che, partecipando alla festa, sarei riuscito a rompere il ghiaccio, ad entrare nel gruppo ed essere accettato. Ero l'unico insieme ad un'altra bambina, a non aver fatto l'asilo nella stessa classe degli altri miei compagni, desideravo tanto essere accettato, amato e non sentirmi più fuori luogo. Successe che la festa era stata rinviata di un'ora abbondante perché gli altri bambini partecipavano alle prove per una recita organizzata dalla loro ex insegnate d'asilo che non era la mia. Alcune suore a volte sanno essere veramente crudeli. Risultò che la festa iniziò abbondantemente in ritardo, passai molto tempo con una delle sorelle del festeggiato in attesa degli altri bambini, ero annoiato da morire, non giocammo, avevo fame e la roba era mezza fredda, spiaccicai al massimo un paio di parole, avrei preferito restare a casa a fare i compiti piuttosto che stare lì. Quando venne a prendermi mio fratello fu una liberazione. Se dovevo stare solo tra altri bambini, sarei potuto tranquillamente stare da solo a casa mia. Da allora ho rifiutato categoricamente di andare ad ogni festa di compleanno in cui venivo invitato, tanto alla mia non sarebbero mai venuti essendo il mio nel bel mezzo di Natale e capodanno. Mi convertii molti anni dopo, quando iniziò l'iter dei 18 anni, e dopo lo schifo del mio li ho odiati ancora di più; per fortuna i 18 anni si compiono una volta sola nella vita.
  • Avevo 10 anni, andammo con tutti i parenti da mio zio a D., a vedere una piccola sfilata di carri allegorici. Non li avevo mai visti, era la prima volta e ad esser sinceri non erano nulla di che: un paio di trattori con rimorchio e roba arronzata sopra da sembrar brutti anche ad un bimbo come me. Ero vestito da principe-generale in uniforme bianca, riciclo di un costume di danza. L'adoravo, poi ai piedi avevo delle scarpe da ginnastica bianche con una piccola stella verde ai lati che mi piacevano un sacco. La sfilata era noiosa, ci si divertiva con mio cugino, di un paio d'anni più piccolo, a correre, ma a rimanere sempre insieme; finché un signore mi bloccò e mi fece un discorso strano e imbarazzato. Mi riempiva di complimenti e faceva un discorso senza né capo e né coda. Puntava sulla mia vanità di bambino, ma il mio istinto era in allarme, mi disse più e più volte che assomigliavo a re Vittorio Emanuele II da giovane. Non lo conoscevo, a scuola non eravamo ancora arrivati all'unità d'Italia. Ringraziai  imbarazzato e perplesso perché non capivo che cosa volesse da me quest'estraneo e perché mi dicesse quelle cose. Corsi con mio cugino dai nostri genitori: quel tipo "innocuo" non mi piaceva e aveva uno sguardo strano che all'epoca non capivo. Lo raccontai ridendo a mia madre che si rabbuiò subito, ma non mi fece pesare la cosa. Mi disse soltanto che c'era troppa folla, stava per fare buio ed era meglio stare vicino a lei perché tra un po' sarebbe finita la sfilata. Mi accorsi che c'era qualcosa che non andava, ma ingenuamente pensai di aver combinato inavvertitamente qualche guaio e mi imbarazzava. Tornato a casa cercai un'immagine del re, quando la vidi ne rimasi deluso perché era bruttissimo e poi perché non gli assomigliavo per niente. Solo molti anni dopo ho realizzato che il mio istinto di correre mi ha molto probabilmente salvato. Non l'ho mai raccontato a nessuno, tranne a RdS perché di lui mi fidavo, ma un segreto non è più segreto se lo racconti a qualcuno.
  • Facevo la terza media, avevo arronzato un vestito da pirata, nulla di che e solo per un paio d'ore tanto per passare il tempo e far felice un paio di persone. Ricordo che quell'acida zitella della professoressa di matematica ci apostrofò con una frase stupida e sessista: le ragazze sono serie perché non si travestono, voi maschi siete degli immaturi solo perché vi siete travestiti a carnevale. Un vaffanculo tardivo glielo mando ora. Non so perché ma mi ricorda i discorsi di chi è contrario ai gay pride e li bolla come carnevalate. Mah!
  • Al primo superiore, mi costrinsero a travestirmi da mafioso. Che vergogna! Passai tutta la giornata a nascondermi e a non farmi riconoscere, perché se qualcuno l'avesse fatto sarei morto di vergogna. È stata l'ultima volta che mi sono mascherato: già ogni giorno si è costretti a portare una maschera, che senso ha mettere una maschera su di una maschera? Non mi piaceva, non aveva più senso.
  • Avevo 24 anni, ero sopravvissuto al mio inferno e mi portavo dietro tutte le mie cicatrici. Faceva freddo, tanto freddo, mi sentivo solo, mi sentivo in fondo una grossa delusione per chi mi circondava, mi sentivo troppo vecchio per continuare ad inseguire il mio sogno, non avevo più fiducia nelle mie capacità e poi odi(av)o troppo il mio corpo imperfetto che non mi permetteva di raggiungerlo al meglio e al livello che volevo io. Non mi sentivo abbastanza incoraggiato. Ho semplicemente avuto paura e non mi sono buttato, il senso del dovere per gli impegni presi in precedenza ha fatto il resto. Mi sono lasciato scappare la possibilità di cambiare completamente la mia vita e di provare a realizzare un sogno. Non so se ci sarei riuscito e non lo saprò mai. Ho rinunciato ad una borsa di studio parziale a Roma, perché non volevo pesare troppo economicamente sulle spalle dei miei, avevo l'università anche se ero iscritto ad un corso che non mi piaceva, non avevo mai lasciato qualcosa a metà, e perché mi sono fidato ancora una volta dei consigli di chi avrebbe dovuto volere il mio bene e invece perseguiva il proprio. Essere ingenui si paga a caro prezzo e modestamente il mio è stato molto alto, anche troppo. Certo l'appoggio in ritardo di un paio d'anni dei miei mi ha fatto molto male, a me serviva subito e non dopo che era già passato il treno. Partecipai, invece, ad una stupida sfilata carnevalesca in abito tradizionale arbëreshë ballando nelle strade. Che ironia danze gioiose e di vita fuori, danze di morte dentro il mio cuore... troppo ingenuo, troppo stupido per capire subito di aver perso la mia prima Occasione. La seconda l'ho persa quasi 9 mesi fa e ormai credo che non ci sia più nulla che non mi sia già stato fatto.
  • Era il Carnevale del 2006, ero tornato felice dall'università perché mi ero iscritto ad un corso base di russo, ingenuamente mi sarebbe piaciuto usufruire del patto bilaterale della mia università con una russa e conseguire una doppia laurea. Fui io a rispondere al telefono, ad interagire con quella voce anonima e sconosciuta portatrice di cattive notizie. Ricordo il pianto straziante e interrotto di mia madre quando le riferii la notizia. Ricordo che repressi tutte le mie emozioni e diventai una macchina efficiente, non potevo permettermi il lusso di cedere, dovevo essere io quello forte, non c'era tempo per avere paura ed essere preoccupato. Ricordo poi il viaggio in autostrada con mio padre, mentre ci precipitavamo all'ospedale di T.A., con la mia macchina nuova. Ricordo quel silenzio tacito, quello che non ha bisogno di parole per capirsi perché i gesti sono sufficienti. Mai come quella volta sono stato unito con mio padre. Per fortuna si risolse tutto, ma ancora oggi ricordo le sue parole che ripeteva come un mantra per rassicurarmi e rassicurarsi: più buio di mezzanotte non può succederci niente.

17 commenti:

  1. Neanche nei momenti peggiori io mi sono sentito vicino alla mia famiglia, mi sembrano estranei.
    Un saluto affettuoso, Principe.

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    1. Mi dispiace Chaggy. :(
      Ti abbraccio fortissimo, tesoro. <3

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  2. Anche io non porto bei ricordi di carnevale, meglio festeggiare quando si è festosi dentro.
    Bacione principe delle coccole!!! :***

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    1. ps....se invitiamo i tipi della foto possiamo fare uno strappo alla regola no? ahahaha

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    2. Eheheheheh buon gustaio! ;)
      Baci e abbracci mio bel lupotto! <3

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    1. Non volevo sconvolgerti, mi spiace. :(

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    2. :-o :-o!! = Che memoria da elefante!!

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    3. Perché scusa? Non hai dei ricordi a cui sei legato indipendentemente se siano piacevoli o meno?

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    4. Certo che li ho! Ma non del Carnevale!

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    5. Pensa che ho avuto sempre un'idea estremamente vaga del Carnevale... fino a poche settimane fa, quando l'insegnante di tedesco mi ha dato il compito di fare una ricerca sull'argomento... ora, se non altro, so che il Carnevale inizia subito dopo l'Epifania e finisce il Mercoledì delle Ceneri :-)

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    6. Ma dai, mi prendi in giro? Come fai a non conoscerlo? :-O

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    7. Essere ateo ha i suoi inconvenienti :-)

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  4. volevo fare una battuta poi vabbè ho finito di leggere e ti lascio un bacio. PS: sul corpo imperfetto ti capisco perfettamente

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  5. E' incredibile quanto i ricordi di quando si è piccoli si ricordino (scusa la ripetizione ;)) con così tanti dettagli. Secondo me questo vale anche per i ricordi belli e crescendo un po' si perde questa capacità...
    Il carnevale non mi ha mai entusiasmato, anche se c'è stato un periodo anche abbastanza lungo, dai 20 ai 30, in cui almeno per una serata lo vivevo e mi divertivo pure.
    Ora ci manca poco a odiarlo...e difatti sabato prossimo mentre tutti i miei amici saranno in discoteca a divertirsi io, che so che non mi divertirei, me ne starò beatamente a casa a vedere la finale di sanremo :D

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